Cronaca Giudiziaria

Delitto Vassallo, la nuova pista investigativa e la ‘strana presenza’ di tanti carabinieri in quei giorni

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Il pm della Dda di Napoli Mariella Di Mauro, che in questi giorni sta svolgendo una inchiesta su un narcotraffico, e il suo collega della procura di Salerno Marco Colamonici, titolare dell’inchiesta sull’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, si sono incontrati oggi per uno scambio di informazioni relativo all’acquisizione di elementi utili per le rispettive indagini. L’iniziativa e’ scaturita dall’arresto, nell’ambito dell’inchiesta su un clan dedito al traffico di droga, del brigadiere dei carabinieri Lazzaro Cioffi, accusato di aver avuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione. Il nome di Cioffi spunto’ negli atti di indagini svolti sull’omicidio di Vassallo: un testimone riferi’ della sua presunta presenza nella zona nei giorni dell’omicidio ma tale circostanza non risulto’ confermata dagli approfondimenti investigativi (Cioffi in ogni caso non e’ stato mai indagato nell’ambito dell’inchiesta sul delitto del sindaco). Secondo questa pista investigativa – che in assenza di riscontri fu archiviata negli anni scorsi a Salerno – il sindaco sarebbe stato ucciso per il suo impegno nella lotta allo spaccio nel suo territorio e per aver scoperto un giro di droga sulla costa cilentana. Nell’inchiesta della Dda di Napoli sono indagati anche altri tre carabinieri (nei confronti dei quali si ipotizzano omissioni e rivelazione di segreti) che appartenevano allo stesso reparto di Cioffi, alla caserma di Castello di Cisterna, e che a quanto si e’ appreso sono stati di recente trasferiti in seguito al loro coinvolgimento nell’inchiesta. Ma nelle ultime settimane sembrano essere tornati alla ribalta alcuni personaggi e alcuni esponenti dell’arma dei carabinieri su cui si è già indagato negli anni scorsi senza mai trovare però riscontri. In quel periodo, Acciaroli, come del resto tutto il Cilento in maniera particolare in estate, era molto frequentato anche da camorristi, pentiti veri e falsi pentiti, e quindi anche da forze dell’ordine che li controllavano. Il lavoro degli investigatori ora è andare a ritroso nel tempo e magari rileggere informative che all’epoca non furono tenute in considerazione perchè si preferì privilegiare la pista di Bruno Damiani. Ora qualcosa di nuovo e di sospetto sembra emergere dal passato.


Articolo pubblicato il giorno 2 Maggio 2018 - 20:07

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