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Napoli, i baby assassini di Piscinola senza rimorsi: ‘Ma in carcere si può fare la doccia?’

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Sono stati traditi dalla particolare andatura di uno dei tre giovani di Piscinola, che dovevano essere per forza residenti nella zona. Poi, con questi dati a disposizione, e un particolare sulla capigliatura di uno dei tre, lo ‘sbirro’ di quartiere e’ riuscito a isolare il soggetto e i suoi complici. Prelevati e portati dal magistrato Ettore La Ragione, della Procura dei Minori, davanti ai genitori e ai loro avvocati hanno ammesso le proprie responsabilita’: provengono da famiglie umili; i loro genitori sbarcano il lunario e tirano avanti come possono. I tre, invece, tutti incensurati, non vanno a scuola e trascorrono il loro tempo in giro per il quartiere, fino a notte fonda. Ora sono chiusi nell’istituto penale minorile di Nisida. Sono loro i tre responsabili della morte della guardia giurata Franco Della Corte, 51enne di Marano, preso a bastonate il 3 marzo scorso durante il suo turno di servizio alla stazione della metropolitana di Piscinola e poi morto l’altra notte in ospedale. Ma non sono apparsi particolarmente angosciati, non si sono pentiti per l’accaduto. E’ vero, uno di loro era preoccupato davvero. Ma solo perche’ non sapeva se nel carcere minorile gli avessero consentito di fare la doccia. Non sono figli di camorristi ma i tratti distintivi di chi appartiene a un clan ci sono tutti. Della Corte e’ morto l’altra notte in ospedale, all’eta’ di 51 anni, a causa dei pesanti colpi ricevuti al capo da quel branco, composto da due 16enni e un 17enne, che davanti agli inquirenti non si sono neppure mostrati rammaricati.

“Non si sono strappati i capelli per l’accaduto – fa sapere Bruno Mandato, dirigente del commissariato di Scampia, che con la sua squadra investigativa ha chiuso il cerchio attorno ai responsabili- di avere provocato la morte di un bravo padre di famiglia. Uno dei tre, quando ha capito che l’avrebbero rinchiuso, ha abbracciato il padre, a cui e’ particolarmente legato, preoccupato del fatto che non lo avrebbe rivisto per lungo tempo. Un altro – ha continuato l’investigatore – era angosciato, ma solo perche’ non sapeva se gli avessero consentito di fare la doccia”. L’attivita’ investigativa ha appurato che i tre giovani non hanno contatti con i clan della zona ma la ferocia mostrata sicuramente avrebbe potuto catalizzare l’attenzione della camorra, oggi piu’ che mai interessata a rimpinguare le proprie fila con elementi incapaci di provare rimorsi e quindi adatti a ricoprire certi ruoli. I tempi dello spaccio della droga sono lontani e ora i clan non hanno piu’ bisogno di pusher ma di elementi spietati per ricostruire quello che forze dell’ordine e magistratura hanno distrutto. I tre ragazzi – tutti incensurati – appartengono a famiglie modeste, di Piscinola che vivono sbarcando il lunario: c’e’ chi fa il parcheggiatore abusivo e chi raccoglie e rivende rifiuti di metallo. Genitori, in qualche caso anche separati, che non hanno tempo e voglia di dedicare attenzione a quello che fa la loro prole. E i ragazzi, senza alcun controllo, disertano la scuola e passano tutto il giorno a scorrazzare per il quartiere, uno dei piu’ degradati della citta’, fino a notte fonda. Secondo i sociologi, in certi quartieri di Napoli i ragazzi crescono in un vuoto morale che le famiglie povere non possono colmare. Si diventa insensibili, “ignorati affettivi” – dicono gli studiosi – fino ad allettare i ruvidi palati della camorra sempre piu’ interessata a reclutare soggetti giovani e feroci. Lo scopo della brutale aggressione era ricavare 5-600 euro dalla pistola del vigilante che, pero’, non sono riusciti a trovare. Solo questo. Nel centro di prima accoglienza dei Colli Aminei dove sono stati portati dalla Polizia, in esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dalla Procura dei Minorenni, pur avendo confessato, non si sono mostrati preoccupati di avere spezzato una vita.

Un padre di famiglia, un onesto lavoratore, una guardia giurata brutalmente aggredita da tre ragazzini che gli volevano rubare la pistola per venderla e ricavare 5-600 euro. Un’arma che non sono riusciti a trovare e che la vittima, Francesco Della Corte, ha difeso anche quand’era a terra rantolante. Autori di quella che il Questore di Napoli, Antonio De Iesu, ha definito, “un evento crudele, abietto e drammatico”, accaduto la notte dello scorso 3 marzo, sono stati due 16enni e un 17enne, sottoposti a fermo, ieri sera, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Procura dei Minorenni. “Un branco di lupi – li ha definiti De Iesu – che hanno atteso l’agnello”, per poi colpire senza pieta’. Della Corte, morto dopo una lunga agonia, la notte tra giovedi’ e venerdi’ scorsi, e’ stato vittima di un vero e proprio agguato paramilitare: i tre lo hanno atteso nei pressi della stazione della metropolitana di Piscinola e poi lo hanno colpito piu’ volte alla testa, con il piede di un tavolo da cucina in legno trovato in strada, fino a ridurlo in fin di vita. La vittima e’ stramazzata al suolo: hanno cercato di trovare la sua pistola, anche nella sua vettura, ma senza trovarla. Alla fine sono sono stati costretti a fuggire. Della Corte e’ stato poi trovato inginocchiato, qualche ora dopo, da una pattuglia della Polizia. L’aggressione estremamente brutale, e’ stata ripresa dai sistemi di video sorveglianza della stazione di Piscinola ma le immagini non consentivano agli inquirenti l’individuazione dei responsabili. Grazie al fiuto di poliziotti che ogni giorno combattono la camorra si e’ trovato il bandolo della matassa che ha portato ai tre fermi.

La tragica morte di Della Corte ha messo in moto la macchina della solidarieta’: l’azienda per la quale lavorava, la Security Service, si e’ resa disponibile a sostenere la famiglia in ogni modo possibile. Analoga iniziativa anche da parte della Regione Campania: “L’Eav – fa sapere il governatore della Campania Vincenzo De Luca – fara’ partire una raccolta fondi per dare un segno concreto. La Regione sara’ la prima nel dare un contributo”. Il Questore di Napoli ha anche annunciato di voler introdurre le guardie giurate nel meccanismo che tutela la sicurezza di Napoli, con il progetto “Mille occhi sulla citta'”. Grande dolore per amici e parenti di Della Corte, stimato da tutti. Onesto lavoratore, aveva una grande passione: un orto al quale teneva tanto. La moglie Annamaria, che da due giorni attende le venga resa la salma ancora sotto sequestro nell’obitorio del Nuovo Policlinico, non si da’ pace e chiede giustizia per il marito: “Non puo’ finire cosi’. Franco deve avere giustizia, solo giustizia. E io faro’ di tutto perche’ non sia dimenticato”. Lunedi’ l’autopsia.


Articolo pubblicato il giorno 17 Marzo 2018 - 21:17


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