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La storia di una "rapporto di coppia" a tre, in cui l’amante è una strana figura: la morte.
Un interno abitato da una vecchia coppia, il loro rapporto è logorato dall'abitudine e dalla stratificazione di una vita “qualunque”. Una relazione "normale" caratterizzata da conflitto e intolleranza ma, al contempo, da sentimenti poetici e nostalgici, ironici. Paradossalmente la morte viene sedotta. È un caso che fosse lì per entrambi? Una riflessione sulle affinità impossibili, sulla vita, sulla stessa morte, come inizio e fine, come casualità. I significati sono molti e altrimenti leggibili: la fine di un amore, come il termine della vita, il caso, la morte, l'amore, inteso come abitudine o come profonda solitudine, la morte come dolore e perdita, la densità e il riparo nelle memorie, la morte comprensibile come doppio, di tutte le cose, come "altro inizio".
La morte che si presenta in una doppia natura (una buona e innocente, l'altra "mietitrice") insegue la vita, in un gioco perenne. Il luogo iniziale è un limbo senza dimensioni. Durante il suo “vagare” si ritrova in un interno familiare. Casualità? O tutto è predestinato?
La regia dello spettacolo è di Daniele La Torre, anche autore del soggetto con Pilar Peñalosa, la produzione è di Zeb Studio e nasce da un laboratorio di costruzione e manipolazione di Daniele La Torre, Pilar Peñalosa, Paola Maria Cacace e Angela Severino. Il laboratorio fonde la tecnica della manipolazione del "pupazzo" con lo studio dei tipi della commedia dell'arte, cercando nel linguaggio onomatopeico e pantomimico il profondo senso metacomunicativo, di musiche d'autore e inedite (scritte dallo stesso Daniele La Torre).
Ménage à trois al Nostos Teatro di Aversa. Uno strano rapporto di 'coppia' a tre
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