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Lòngola: un esempio per la Campania da riscoprire

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La nostra terra, la antica Campania Felix – così denominata dai Romani con una punta di invidia mista ad ammirazione – tra le tante risorse naturali annovera una tra le più vaste aree pianeggianti italiane, coronata da catene montuose più o meno accoglienti che la delimitano, lasciando al centro della scena il Vesuvio, presenza immanente nel paesaggio campano.
La pianura Campana – quella dove Capua antica, l’odierna S. Maria Capua Vetere, la faceva da padrona, fino a scontrarsi sciaguratamente da pari a pari con Roma, che poi la sconfisse, punendola severamente – con il proprio litorale, ora montuoso e ora piatto, si affaccia sul Tirreno con mille volti ammaliatori.
E, dopo la Pianura Padana e quella Pugliese, contende alla Pianura Pontina il primato di “contenere” la terza area pianeggiante più vasta d’Italia, in cui si sono riversati nei secoli numerosi popoli provenienti da lontane sponde, in cerca di nuove patrie.
Il Belpaese peraltro ha sviluppato la sua straordinaria molteplicità storico-culturale, che lo rende unico e affascinante, proprio grazie alla complessità geografica e culturale di penisola accogliente distesa nel Mediterraneo.
Ma non è questo il punto che vogliamo oggi sottoporre al lettore. Intendiamo invece esporre un altro dato oggettivo ed inconfutabile, ed anche non molto facilmente spiegabile: il disinteresse con cui il territorio interno della Campania è trattato dal turista, soprattutto quello italiano, anche per la completa assenza di informazione adeguata, promozione adeguata e organizzazione adeguata. E invece la grande piana geografica che – prima con il vecchio nome di Terra di Lavoro e, quindi, con i nomi di Piana Nolana e, ancora, di Agro Sarnese-Nocerino, da Napoli scavalca e accerchia a monte il Vesuvio, arrivando fino alle porte degli antichi confini irpini, beneventani e salernitani – merita ben altra attenzione.
A Lòngola ieri è stato lanciato un segnale di inversione di tendenza.
In quel sito campestre di Poggiomarino, altrimenti ignorato, una folla di molte centinaia di persone, si è ritrovatasi, dopo essersi mobilitata anche spontaneamente grazie al tam-tam sui social del WEB, ha partecipato alla inaugurazione del Parco archeofluviale protostorico, in cui saranno custodite le radici della Storia del territorio campano.
E’ ormai noto che il Parco é sorto grazie all’impegno ultradecennale delle ultime amministrazioni comunali poggiomarinesi, coniugatosi positivamente con la disponibilità della Soprintendenza Archeologica di Pompei e con la attenzione fattiva della Regione Campania.
Noi lo vogliamo additare come esempio per una volta virtuoso di collaborazione tra Enti e Organismi pubblici, che va sottolineato e rilanciato per “riscoprire” la Campania.
E’ un segnale che può trasformarsi anche in un’ occasione di riscatto per l’intero comprensorio, se ad esso si saprà dare seguito.

Federico L.I. Federico


Articolo pubblicato il giorno 11 Febbraio 2018 - 06:16

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