Mafia, fermato il figlio dell’autista di Riina: era il nuovo boss di Palermo

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Mafia: fermato a Palermo dai carabinieri, Giuseppe Biondino, il figlio dell’autista di Totò Riina: secondo gli investigatori è il nuovo capo della famiglia mafiosa di San Lorenzo. I carabinieri del nucleo investigativo di Palermo, all’alba, hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla procura distrettuale antimafia di Palermo nei confronti di cinque indagati, ritenuti a vario titolo responsabili di associazione mafiosa, estorsione consumata e tentata, incendio, tutti commessi con l’aggravante del metodo e finalità mafiosi. Le indagini che hanno portato ai fermi sono la prosecuzione dell’operazione “Talea”, condotta nel dicembre 2017 nei confronti degli affiliati ai mandamenti mafiosi di San Lorenzo e Resuttana, e – spiegano in una nota i carabinieri di Palermo – hanno “documentato la reggenza della famiglia mafiosa di Palermo San Lorenzo (composto dall’omonima famiglia di San Lorenzo, Tommaso Natale, Partanna Mondello, Terrasini, Cinisi e Carini) e Resuttana (composta dall’omonima famiglia di Resuttana e da quelle dell’Arenella e dell’Acquasanta) da parte di Giuseppe Biondino, 40enne figlio dell’ergastolano mafioso Salvatore”.I risultati delle indagini hanno anche permesso – spiegano i carabinieri – di “trarre in arresto Salvatore Ariolo e il tunisino Ahmed Glaoui, quali appartenenti rispettivamente alle famiglie di mafia di San Lorenzo e Partanna Mondello”.Fermati anche Salvatore Ariolo e il tunisino Ahmed Glaoui, ritenuti appartenenti rispettivamente alle famiglie mafiose di San Lorenzo e Partanna Mondello. E’ stata anche ricostruita un’estorsione consumata e due tentate, nei confronti di imprenditori e commercianti della zona di riferimento. Inoltre gli investigatori, al termini delle indagini hanno individuato il 30enne ritenuto mandante dell’incendio commesso, la notte del 14 agosto 2015, nei confronti di un’attività commerciale di Partinico, per il quale erano già stati arrestati gli esecutori materiali nell’ambito dell’operazione Talea. Secondo gli investigatori il mandante di quel delitto di mafia è Francesco Lo Iacono, nipote di Maurizio Lo Iacono, esponente di vertice del mandamento di Partinico, ucciso il 4 ottobre 2005 a Partinico; omicidio collegabile ai contrasti tra i Lo Iacono e i Vitale, a causa della vicinanza dei primi al boss, all’epoca latitante, Bernardo Provenzano.


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