Ci sono ben 16 pentiti che hanno contribuito alla operazione Leviathan che ha permesso di smantellare il nuovo clan Moccia operante nei comuni a Nord di Napoli confinati con la provincia di Caserta. Quarantacinque persone finite tra il carcere, gli arresti domiciliari e con obblighi e altri 34 indagati a piede libero. C'è la storia degli ultimi anni della camorra che ha dominato in tutti i sensi in quella fetta della provincia di Napoli nelle 736 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Tommaso Parella. Tra i 16 pentiti figura anche l'ex "senatore" Salvatore Scafuto.
Nell'interrogatorio del 5.Potrebbe interessarti
Caso Deiulemar: la Curatela incassa una vittoria storica contro UBI Banca
Caso Sangiuliano, perquisita la sede di Anteprima24: indagato giornalista
Napoli, torna subito libero per motivi di salute il broker della droga Mario Cardillo
Strage di Ercolano, la procura chiede 44 anni di carcere per i 3 imputati
Ma senza questo sistema e cioè senza la presenza sul territorio anche dei soggetti c.d. piccoli, non ci sarebbe poi la possibilità per i Moccia di esercitare il loro potere sugli interessi di maggiore rilievo. Senza questo sistema rischierebbero anche di vedere invaso il loro territorio da parte di altri clan, come stava per succedere negli anni scorsi i Sarno e come rischia di succedere con la Vinella-Grassi di Secondigliano su Arzano. E' per questo che i Moccia hanno comunque bisogno di gestire e controllare le persone che operano sul territorio. Tornando al mio intervento, mi resi conto che non era facile fare quello che mi era richiesto, perché vi erano frizioni molto forti tra gli affiliati di un certo rilievo dell 'organizzazione dei Moccia; in particolare, Ciro Casone si voleva
prendere Casoria e per questo aveva tentato di uccidere questo Sabatino che lei mi dice di chiamarsi Felli. Dopo ciò Sabatino si allontanò brevemente mentre Casone si è installato ad Arzano, dove poi l'hanno ammazzato. Per altro verso io mi ero prestato anche. contro voglia a questo compito, e quando poi sono iniziate le pressioni dei Moccia per uccidere Salvatore Caputo di cui ho già riferito, mi sono reso conto che l'unica via di uscita per me, non era quella di scappare, ma di collaborare con la giustizia. Dopo aver ucciso Caputo avrei rischiato di morire anche io ovvero di imbrigliarmi ancora mani e piedi con i Moccia.  Ricordo in particolare che nella conversazione che abbiamo avuto a casa di mia sorella Rafelina, la signora Mazza, accompagnata da sua fìglia Teresa Moccia, mi chiese con forza di uccidere Caputo Salvatore, ribadendo che con il figlio Luigi Moccia, che secondo me era contrario per questo omicidio, se la sarebbe vista lei. Scendendo le scale, ci dicemmo reciprocamente che ci volevamo bene, e lei aggiunse con enfasi la frase "pure io te ne voglio e tu non sai quanto ... ... Attribuii a questa frase il significato di un suo intervento pregresso a mio favore contro cose brutte nei miei confronti. Posso pensare che si tratti anche degli attentati che ho ricevuto e di cui ho già riferito. In ogni caso ciò mi ha ulteriormente maturato la convinzione di farla finita, di non uccidere Caputo e di iniziare la collaborazione...".
Antonio Esposito
@riproduzione riservata



 
                                    

 
     


