Marano. Clan Polverino: resta agli arresti domiciliari, l’ingegnere Oliviero Giannella, accusato di aver curato gli interessi della cosca nell’area industriale di via Migliaccio. La Cassazione ha annullato l’ordinanza con la quale, qualche mese fa, il tribunale del Riesame aveva confermato il provvedimento di arresto emanato dal gip Gabriella Ferri. I giudici della Cassazione hanno rilevato, infatti, alcuni profili di illegittimità nell’ordinanza del luglio scorso e, pertanto, hanno rinviato gli atti al Riesame che ora dovrà pronunciarsi nuovamente sul caso.
Restano in piedi le accuse nei confronti del tecnico, ma si discute sull’applicabilità della misura cautelare, eseguita ad aprile scorso nel corso di un blitz dei carabinieri del Ros. A luglio scorso, i difensori di Giannella avevamo fatto ricorso al Riesame che decise di confermare la misura cautelare e alleviarla con gli arresti domiciliari, per motivi di salute. Insomma una questione di forma e non di sostanza. Ora la parola passa ai giudici del Riesame che dovranno rivalutare la decisione alla luce delle indicazioni della suprema corte di Cassazione. L’ingegnere Giannella è accusato di concorso esterno in associazione maiosa, insieme ai fratelli Aniello e Raffaele Cesaro, titolari dell’azienda che ha realizzato il polo produttivo, e di Antonio Di Guida, imprenditore edile ed ex esponente provinciale di Forza Italia, legato a Giannella da vincoli di affari e di amicizia. Secondo l’accusa, sarebbe stato Giannella ad agire – in più occasioni – per scongiurare la chiusura di uno dei capannoni di Salvatore Polverino, alias Toratto. Ed inoltre avrebbe tentato di mettersi in contatto con Zi Totonno, al secolo Antonio Polverino, all’epoca latitante, allo scopo di indurre il clan Orlando – all’epoca egemone sul territorio – a ritirare una richiesta estorsiva di 500mila euro nei confronti di Antonio Guida, l’imprenditore edile suo amico.
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