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Non era certamente un avviso di conclusione delle indagini preliminari il botto di fine anno che si auguravano l’ex sindaco Vincenzo Carfora e i rappresentanti della giunta, i revisori contabili, il dirigente del settore finanziario e i consiglieri comunali in carica nel 2013, in tutto 25 persone accusate ora di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico, ovviamente in concorso.
Avrebbero attestato falsamente, infatti, approvando la proposta di rendiconto di gestione dell’anno 2012, come entrate correnti dell’ente locale crediti pari a euro 29.939.228,12 per violazioni al codice della strada, relative agli anni 2000-2011. Secondo i pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Napoli Nord, Valeria Palmieri e Giovanni Corona, gli indagati, in tempi diversi ma in esecuzione di un medesimo disegno, avrebbero effettuato una artificiosa operazione di sovrastima delle risorse dell’ente contabilizzando le potenziali entrate delle contravvenzioni nella gestione 2012 per dare copertura finanziaria, ma solo formale, a impegni di spesa per circa 15 milioni di euro.
Secondo i giudici questo non era possibile perché basato su entrate aleatorie e inattendibili che servivano sostanzialmente ad eludere il patto di stabilità 2102. Gli atti, proposti dalla giunta e approvati dal consiglio comunale, riportavano il parere di regolarità tecnica contabile del dirigente del settore finanziario e dei componenti dell’organo di revisione che, insieme con il sindaco Carfora, sottoscrissero pure il prospetto per la certificazione del patto di stabilità 2012. Secondo i pubblici ministeri, però, l’elusione del patto di stabilità avrebbe determinato pure un ingiusto vantaggio patrimoniale agli amministratori comunali che avrebbero così evitato di rideterminare le indennità di funzione e dei gettoni di presenza per le cariche rivestite. Gli amministratori che hanno posto in essere atti elusivi delle regole del patto di stabilità interno, comunque, per legge rischiano di essere sottoposti dalla sezione giurisdizionale della corte dei conti anche alla condanna ad una sanzione pecuniaria fino ad un massimo di dieci volte l’indennità di carica percepita.
Per il responsabile del servizio economico finanziario la sanzione può essere, invece, pari fino a tre mensilità del trattamento retributivo. L’ex primo cittadino Vincenzo Carfora e gli altri 24 indagati hanno ora venti giorni per presentare memorie e produrre documenti ma anche per chiedere, tra l’altro, di rilasciare dichiarazioni spontanee o di essere sottoposti a interrogatorio. Successivamente spetterà al giudice per le indagini preliminari accogliere l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio da parte dei pubblici ministeri che,al momento però, non hanno ritenuto di dover proporre l’archiviazione.
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