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"Si riapre la speranza di rendere giustizia alle centinaia di vittime della 'fabbrica della morte' di Bagnoli e alle tante famiglie che hanno sofferto e ancora soffrono la perdita prematura dei loro cari". Ha detto Giovanni Sannino, segretario generale della Fillea-Cgil Campania. "La ferita della prescrizione in Cassazione del 2014 - ricorda Sannino - è ancora aperta e profonda è stata l'offesa arrecata e ancora di più le stucchevoli dispute giuridiche-legali che ci sono state dopo la sentenza che hanno solo ed unicamente aumentato il divario tra il senso comune di giustizia e quella praticata, creando un fossato con la realtà del dramma amianto. Un dramma umano". "Dal 1939, anno di insediamento della fabbrica a due passi dal mare di Coroglio, dei 2336 dipendenti - ricorda Sannino - ben 1045 sono stati i deceduti di cui 902 con cause correlate all'esposizione e all'inalazione delle fibre di amianto. 134 con il cancro polmonare, 9 con quello della laringe, 258 con asbestosi polmonare e 65 con il mesotelioma". "Un dramma ambientale - secondo Sannino - con porzioni di territorio e patrimonio edilizio pubblico e privato, consapevolmente inquinati e devastati negli anni di attività della fabbrica fornendo materiali di amianto e occultando con disinformazione sistematica le conseguenze legate alla cancerogenicità della fibra di asbesto. Non solo Bagnoli ma l'intera Campania è inquinata ed intrisa d'amianto. Un intero modello di sviluppo, basato sul profitto e sul lucro, principi ispiratori del proprietario della Eternit, ha segnato profondamente l'ambiente, il territorio, le comunità".
"Oggi - afferma ancora il segretario della Fillea - si processa il proprietario elvetico per 78 "omicidi volontari" e di questi 8 riguardano Napoli. Forse è tempo di introdurre nel codice penale il reato di omicidio sul lavoro nel caso d'infortuni mortali, in continuo aumento. Il processo è stato aggiornato al 13 febbraio. Per onorare i caduti e non rendere vana la loro morte - conclude Sannino - è necessario richiamare l'attenzione della comunità intera e delle Istituzioni locali, la Regione Campania, per dare priorità e sostanza operativa al Piano Regionale Amianto, di fatto inattuato. Procedere, tra l'altro, all'aggiornamento della mappa dei siti inquisiti, alla loro bonifica, alla sorveglianza sanitaria per tutti coloro che sono stati esposti all'amianto attraverso il registro del mesotelioma e dei tumori. Tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini e la salubrità ambientale".






