Cronaca Giudiziaria

Ristorante Nettuno a Paestum: danno erariale per circa milione di euro. Presentato il ‘conto’ ad amministratori e dirigenti

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Capaccio-Paestum. Da bene di interesse storico a ristorante affittato a privati con canoni di locazione irrisori, causando un danno erariale di oltre 800mila euro al Comune di Capaccio – Paestum, nel Salernitano. Una responsabilità che ricadrebbe sugli ex vertici dell’amministrazione comunale, ma anche su dirigenti e il legale rappresentante dell’ente morale per le antichità e i monumenti della provincia di Salerno. Al centro dell’inchiesta “Nettuno” della Guardia di Finanza di Salerno, coordinata dalla procura regionale della Corte dei Conti della Campania, un prestigioso casale in piena zona archeologica utilizzato come ‘posto di ristoro’ durante il secondo conflitto mondiale, affidato dal comune pestano all’ente morale che, a sua volta, aveva provveduto a darlo in gestione a una nota famiglia del posto, quella della famiglia del sindaco Italo Voza, che vi ha realizzato un ristorante, pagando piccole somme direttamente con versamenti sul conto corrente del legale rappresentante dell’ente. Operazione questa che, secondo i finanzieri della compagnia di Agropoli, avrebbe generato un ulteriore danno erariale di oltre 100mila euro al quale si aggiunge un ammanco, già accertato, per le casse comunali relativo all’omessa determinazione e conseguente riscossione di un canone adeguato al reale valore di mercato del bene, per il quale è in corso un giudizio di responsabilità dinanzi alla sezione giurisdizionale della magistratura contabile.

La struttura ricettiva oggetto di indagine della Guardia di Finanza è il ristorante “Nettuno”, gestito, dal 1939, dalla famiglia di Pina Pisani, moglie dell’ex sindaco di Capaccio – Paestum, Italo Voza. A quest’ultimo, a quattro tra tecnici e dirigenti comunali e al legale rappresentante dell’Ente morale per le Antichità e i Monumenti della provincia di Salerno, nel novembre del 2016, la Corte dei Conti aveva notificato un atto di citazione in giudizio, proprio in relazione al canone annuo di 12.000 euro di affitto del casale che si affaccia sui templi. Il canone, secondo la magistratura contabile, è sottostimato rispetto al valore dell’immobile.

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