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Napoli, una lite per una chiave mal duplicata ha fatto scoprire la banda di ladri. LE FOTO

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Una lite tra due componenti del gruppo per una chiave mal duplicata, le botte, una denuncia. Sono questi gli elementi che a giugno 2016 hanno portato la Squadra mobile di Napoli a indagare su una ‘batteria’ di 10 elementi specializzati in furti in appartamento e negozi apparentemente inspiegabili se non con il sospetto che qualcuno dei frequentatori del luogo, dalla colf agli amici, fosse complice dei ladri o ladro. Sono 7 i colpi esaminati nella misura cautelare emessa dal gip di Napoli Fabrizio Carola attribuiti agli indagati, 8 dei quali arrestati oggi, mentre due, di cui uno e’ una donna, sono ancora ricercati; per 8 il gip ha disposto il carcere, mentre a 2 sono stati concessi i domiciliari. Solo una delle 3 donne coinvolte e’ incensurata, e un’altra ha precedenti per lesioni, mentre gli 8 elementi restanti della banda hanno tutti precedenti specifici. Per la polizia, l’organizzazione agiva almeno da marzo 2016, ma i furti attributi agli indagati partono da quello compiuto il 25 dicembre di un anno fa fino a uno fatto a maggio di questo anno. Tra i ‘colpi’, anche quello da 10mila euro al parcheggio sotteraneo in piazza San Francesco a Napoli, ai danni della societa’ Napoli Park, aprendo le casse automatiche per il pagamento della sosta; non tutte, pero’, perche’ scatto’ l’allarme e arrivarono vigilantes e carabinieri. C’e’ poi anche il ‘colpo’ mai compiuto a una gioielleria in provincia, non portato a segno perche’ fu quello della lite per la chiave venuta male da cui parti’ la denuncia. Anche le porte blindate non avevano segreti per l’organizzazione, le cui conversazioni intercettate hanno fornito materiale per comprendere tecnica e vittime, seppure interpretando linguaggio in parte criptico in parte ellittico perche’ si riferiva a circostanze note agli interlocutori ma non a chi ascoltava. Altri elementi sono arrivati dal sequestro di arnesi utilizzati dalla banda fatto il 10 maggio scorso, durante le indagine. Cosi’ la Squadra Mobile ha ricostruito i ruoli svolti da ciascun componente della banda e le modalita’ operative per duplicare le chiavi e mettere a segno i furti. Il capo dell’organizzazione, Salvatore Imperatore, insieme a Ciro Rubino, si occupavano dei soprtalluoghi ed erano gli esecutori materiali di numerosi furti, nonche’ il punto di contatto tra i vari componenti dell’associazione; in particolare, Imperatore fotografava le serrature delle porte d’ingresso delle abitazioni-obiettivo, dirigeva le operazioni e gestiva i contatti con il fabbro di Acerra, Mario Tedeschi, e sua moglie Loredana Brancaccio, che riproducevano in un laboratorio casalingo le chiavi che venivano poi utilizzate per i furti. Altri, di volta in volta, erano complici nei singoli furti. Gli appostamenti continuavano anche dopo aver individuato il potenziale bersaglio del ‘colpo, per capire le abitudini dei proprietari delle abitazioni, fino a che non si individuava il giorno propizio per l’esecuzione. Il furto non veniva quasi mai realizzato solo da una persona, essendo necessario che almeno un’altra persona facesse da vedetta. La fase successiva ai furti consisteva nella vendita dei preziosi presso gioiellerie compiacenti. Tutto il materiale utilizzato per riprodurre le chiavi, nonche’ le chiavi, gli arnesi, chiavini e chiavistelli sono stati sequestrati stamane nel corso dell’esecuzione dei provvedimenti.

 

 


Articolo pubblicato il giorno 2 Ottobre 2017 - 14:53

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