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Questa insubordinazione è anche il segnale di un certo fermento nella mafia della provincia palermitana. Uno degli arrestati, Vincenzo Urso, è indicato dai collaboratori di giustizia come un "ballerino", che "non sapeva dove andarsi a sedere, perchè il suo intento era di prendere la reggenza di Altavilla Milicia ai tempi di Pino Scaduto". Giochi di potere che non interferivano però negli affari mafiosi: i soldi arrivavano costantemente grazie a una forma di "mediazione" nelle vendite. A spiegarlo e' il pentito Antonino Zarcone. "Mettiamo caso... un esempio, una lottizzazione di 100 mila euro, loro che cosa facevano? Al proprietario - dice Zarcone nei verbali - chiudevano l'operazione per 90 mila euro, loro il terreno invece lo vendevano per 120-130 mila euro, la differenza dai 90 a quelli in più rimanevano a loro e la quota che spettava al proprietario del terreno gliela davano e iddi (loro) invece di prendere la mediazione normale, che poteva essere del 2%, tipo 2 mila euro, si prendevano 20, 30 o 40 mila euro sull'acquisto del terreno". Ma il business proseguiva anche dopo perchè Cosa nostra avrebbe imposto agli acquirenti le imprese che dovevano fare i lavori. In pochi hanno confermato le estorsioni. Proprio per aumentare il numero di denunce, il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, ha disposto l'esenzione dalla Tari - la tassa sui rifiuti - per gli imprenditori che si rivolgeranno alle forze dell'ordine in caso di richieste di pizzo.
L'ONORE MAFIOSO: I PRECEDENTI. Il caso di Pino Scaduto che aveva ordinato l'uccisione della figlia perchè aveva una relazione con un maresciallo dei carabinieri non è un fatto isolato nella storia della Mafia. Ci sono almeno due casi noti alle cronache simili a questo. Il più eclatante è quello di Lia Pipitone, 25 anni, figlia di Nino capo del mandamento di Resuttana. "Era nata per la libertà ed è morta per la sua liberta'", ha raccontato il collaboratore Francesco Di Carlo il quale ha anche ricostruito i retroscena del delitto. Lia Pipitone venne uccisa il 23 settembre 1983. Il padre aveva dato il suo consenso dopo avere appreso che la figlia aveva, secondo Di Carlo, una relazione extraconiugale. Lia Pipitone fu uccisa con modalità simili a quella di una rapina. Ma a distanza di trent'anni l'inchiesta, sulla base delle dichiarazioni di Di Carlo, ha individuato i due presunti esecutori materiali, Vincenzo Galatolo e Nino Madonia. Il figlio della donna, Alessio Cordaro, si è costituito parte civile e con il giornalista Salvo Palazzolo ha ricostruito in un libro ("Se muoio sopravvivimi") la storia della madre e il contesto mafioso del delitto. L'anno prima, ancora per risolvere un caso di "disonore", il boss Giuseppe Lucchese detto 'Lucchiseddu' uno dei più feroci killer di Cosa nostra, aveva ucciso la cognata Luisa Gritti inscenando una rapina in un bar del centro. Poi aveva eliminato la sorella Giuseppina, che aveva crivellato con il marito sotto gli occhi della figlia della coppia. Le due donne erano state "punite" perchè le loro relazioni gettavano "discredito" sull'onore della famiglia.






