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Napoli, sbagliano intervento al menisco lesionando il nervo sciatico: sotto accusa medici del Cto

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Non solo sbagliano l’intervento al menisco, lesionando il nervo sciatico, ma omettono nel controllo post-operatorio di segnalare gli evidenti postumi della complicanza, oltretutto lamentati dal paziente. Di questo sono colpevoli gli operatori di una equipe chirurgica dell’A.O.Cto Dei Colli di Napoli. A fare le spese di questa condotta negligente è stato un uomo di 43 anni, R.S., di Mugnano di Napoli che a causa di un trauma al ginocchio destro, si sottoponeva ad un intervento di meniscectomia artroscopica. Il processo si sta svolgendo procedimento pende innanzi il tribunale di Napoli, ottava sezione G.I. dott. Amura. I primi di ottobre ci sarà l’udienza di comparizione  per la convalida della Consulenza tecnica del professor Gian Corrado Fasciani.Tutto è iniziato nel novembre 2014, quando l’uomo, a causa di una distorsione si reca al Pronto Soccorso dell’A.O.R.N. Cardarelli di Napoli: qui i medici, dopo gli opportuni esami diagnostici, evidenziano una lesione al menisco. Dunque, il paziente dopo aver consultato il suo ortopedico di fiducia, si ricovera nel gennaio del 2015 al reparto di Ortopedia e Traumatologia dell ’A.O. Dei Colli di Napoli dove due giorni dopo veniva sottoposto ad intervento di “meniscectomia artroscopica in anestesia loco regionale”.

In seguito all’operazione però, l’uomo avverte continui dolori alla gamba e decide di sottoporsi ad ulteriori controlli specialistici ortopedici eneurochirurgici. E da questi accertamenti i medici evincono fin da subito l’insorgenza di una sciatalgia alla gamba destra, sottoponendolo a terapie corticosteroidee ed antineuropatiche. Cure che purtroppo non danno risultati. Solo dopo l’esito dell’esame elettromiografico degli arti inferiori svolto nel febbraio del 2015, di “neuropatia distale assonale, motoria e sensitiva, a carico del peroniero bilaterale, più accentuata a destra ed associata a segni elettromiografici di sofferenza neurogena del nervo tibiale anteriore destro”, i medici che lo avevano in cura gli diagnosticano la lesione iatrogena del nervo sciatico-popliteo esterno secondaria ad anestesia locale.
Il calvario di R. S. continua con la persistenza di forti dolori alla gamba e con l’insorgenza di uno stato ansioso-depressivo . “Nel caso di specie, non solo non vi è evidenza di altre cause che possano aver determinato la formazione del predetto danno neurologico, ma vi è stato anche un evidente peggioramento dello stato ante quo”, spiega il legale rappresentante del paziente Luca Supino Di Lorenzo, specializzato in diritto sanitario e responsabilità per colpa medica. “Il fatto stesso che si sia realizzato un danno nervoso periferico secondario all’intervento chirurgico subito, fa valere il principio della presunzione del rapporto causale del danno con l’errata condotta professionale”, precisa ancora l’avvocato Di Lorenzo.

Le procedure colpose di cui parla l’avvocato, sono state riconosciute anche in sede giudiziaria. Secondo il consulente tecnico d’ufficio del tribunale di Napoli, il prof. Gian Corrado Fasciani, infatti, esistono gravi responsabilità da parte dei sanitari dell’A.O. Cto Dei Colli di Napoli. “Nel corso dell’intervento – scrive il consulente tecnico – sono state cagionate a paziente lesioni iatrogene al nervo Sciatico comune a destra, quale conseguenza verosimile di erronee manovre nell’esecuzione dell’anestesia loco-regionale, con relazione dell’esame di neuro fisiopatologia, praticato presso la Seconda Facoltà di Medicina e Chirurgia di Napoli”. Il danno biologico è pari all’8%, come si desume dalla consulenza del prof. Fasciani. “La documentazione sanitaria agli atti delle schede anestesiologiche – scrive ancora il prof. Fasciani – non ha messo in evidenza la tecnica di esecuzione anestesiologica con descrizione della tecnica e dei farmaci utilizzati relativa all’anestesia loco-regionale”. Per cui, “si considera colpa medica dell’anestesista per imperizia, negligenza ed imprudenza professionale, con Danno Iatrogeno secondario”.

Inoltre, “tale evento di sofferenza neurogena – precisa ancora il prof. Fasciani – doveva essere presente a fine intervento e quindi da individuarsi tempestivamente nella immediata fase post operatoria, nella fase di ripresa sensoriale e motoria, elemento omesso e di cui si riconosce la responsabilità professionale per negligenza sia a carico dell’anestesista che degli operatori ortopedici”.


Articolo pubblicato il giorno 16 Settembre 2017 - 21:07

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