Ha avuto inizio da un sequestro di lampadine alla frontiera italo svizzera l'indagine della Procura di Como sulla maxi frode fiscale che, secondo le accuse, ha permesso di nascondere 300 milioni di euro di imponibile e di evadere 85 milioni di euro tra Iva e imposte sui redditi.Potrebbe interessarti
I finanzieri hanno sequestrato 85 milioni di euro, derivanti da un frode che ammonta a 300 milioni di euro di imponibile, 60 milioni di Iva evasa e 25 milioni di imposte sui redditi sottratte al fisco. L'indagine iniziata due anni fa prende le mosse da un sequestro di lampadine e pen drive effettuato presso la Dogana di Ponte Chiasso nel novembre 2015. Dai controlli effettuati dall'Agenzia delle Dogane, gli investigatori del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Como ha scoperto l'esistenza di un'associazione criminale, di natura transnazionale, operativa non solo in Italia, ma anche in altri Paesi quali Svizzera, Spagna, Austria, Slovacchia, Malta, che commetteva finalizzato più reati fiscali, tra cui quelli di emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta, omessa dichiarazione, dichiarazione infedele al fine di evadere le imposte ed altri reati tributari, nell'ambito della commercializzazione di materiale elettrico e prodotti per l' elettronica. Attraverso la costituzione, in varie parti del territorio nazionale, di 7 società cartiere, emittenti fatture soggettivamente/oggettivamente inesistenti e prive di ogni struttura logistica erano messe in pratica tre tipologie di frodi nei confronti dell'Erario. Nonostante i reati siano stati commessi in tutta Italia, la competenza dell'indagine è stata assegnata alla Procura di Como perché il reato più grave per cui si procede è quello associativo, anche in considerazione della natura transnazionale dello stesso e che tale reato è stato accertato ed in parte commesso nel comasco, attraverso il passaggio delle merci dalla frontiera.