Dodici anni senza Sergio Endrigo. Nacque nel ’33 a Pola, in Croazia, la città più grande dell’Istria, il vincitore della diciottesima edizione del Festival di Sanremo. Vinse in coppia con il cantante brasiliano Roberto Carlos con “Cnzone per te”, brano scritto insieme a Luis Bacalov – con cui collaborò a lungo – e Sergio Bardotti, cantautore molto apprezzato negli anni Sessanta. L’anno seguente, nel ’69, arrivò secondo con “Lontano dagli occhi” e nel 1970 è terzo con “L’arca di Noè”. Una carriera, quella del cantautore italiano, intrisa di collaborazioni di alto livello artistico e letterario: da Pier Paolo Pasolini a Toquinho, da Giuseppe Ungaretti a Vinicius De Moraes a Gianni Rodari. Una carriera ricca di successi fino a quando le luci della ribalta si spengono ingiustamente su di lui. Negli ultimi anni era in disparte, a causa anche di una specie di sordità di cui era affetto. Endrigo, un uomo elegante, un musicista raffinato, un pioniere del cantautorato italiano con positivi riscontri di vendita. Una figura quasi austera la sua, una personalità che alternava il sapore dell’amarezza al suono nobile della malinconia e che ha insegnato a intere generazioni – con le parole di Rodari, per la musica di Bacalov – che “le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare ed ascoltare”. Sergio Endrigo muore a Roma il 7 settembre di dodici anni fa.
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