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Camorra, 27 anni di carcere per i quattro Casalesi denunciati da un imprenditore-coraggio

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Il coraggio di un imprenditore che si era rifiutato di pagare il pizzo a quattro pericolosi esponenti del clan dei Casalesi fazione Bidognetti ha fatto arrivare a una condanna a 27 anni anni di carcere. Una pena severa considerato che si trattava di una tentata estorsione e di un processo che si è svolto con il rito abbreviato con lo sconto di pena di un terzo.Il Gip del Tribunale di Napoli Francesca Ferri ha condannato i quattro emissari del clan Bidognetti di Casal di Principe  denunciati per tentata estorsione da un imprenditore edile di Parete, che per il suo rifiuto di pagare il pizzo ha subito anche un attentato dinamitardo.Oggi, nel corso dell’udienza tenutasi con rito abbreviato, l’uomo, un trentenne, si e’ costituito parte civile insieme al Comune di Parete il giudice ha condannato a sette anni di reclusione  Ernesto De Felice, di Villaricca,  Luigi Cilindro, 47 anni e Domenico Gargiulo, 44 anni, entrambi di Parete; per loro il pm della Dda di Napoli Sandro D’Alessio aveva richiesto una pena di otto anni. Il più giovane tra gli imputati, il 23enne Gianni junior Buonocore, di Marano, è stato invece condannato a sei anni di carcere. I quattro non rispondevano dell’attentato subito dall’imprenditore. Il Gip ha disposto anche il risarcimento del danno che sarà quantificato in sede civile e una provvisionale di 10mila euro per gli imputati. I fatti risalgono a poco meno di un anno fa, quando il 30enne imprenditore di Parete, titolare di un’impresa di materiale edile, si trovo’ gli estorsori in azienda. “Devi fare un regalo per i carcerati” gli intimarono i quattro, per poi essere via via piu’ espliciti. “Bidognetti ti vuole parlare”. L’imprenditore si rifiuto’ di pagare e denuncio’ il fatto i carabinieri; intanto il clan piazzo’ una bomba carta al cancello dell’azienda. Il 30enne si rivolse all’amministrazione comunale di Parete e alla locale associazione antiracket, che fa parte della rete che compone la Fai (Federazione associazioni antiracket). Dopo l’attentato, gli emissari del clan sono ritornati, senza sapere che intanto l’imprenditore aveva concordato con i carabinieri il modo per incastrarli; finse infatti di voler trattare per il pagamento della tangente. “Vi do 500 euro” la sua offerta; “ehh, ci compriamo la droga con 500 euro”, la risposta quasi offesa. Probabilmente sarebbero anche ritornati, ma é poi scattato l’arresto da parte dei carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa. 

 

 


Articolo pubblicato il giorno 29 Settembre 2017 - 18:11

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