Napoli, caos a Barra ai funerali del maestro Improta

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Napoli. Caos  a Barra ai funerali del maestro Raffaele Improta.

Un intera comunità, quella di Barra legata al suo storico maestro trombettista Raffaele Improta, da tutti chiamato comunemente Lello. Una comunità ancora incredula per la sua prematura scomparsa avvenuta il giorno 9 giugno ma ancora più incredula è per ciò che poi è accaduto dopo in Chiesa durante la celebrazione del funerale.

Secondo quanto hanno raccontato i familiari del maestro: nella Chiesa del Sacro Cuore a via Egidio Velotti con il feretro sono arrivati anche un tenore, un maestro di arpa, uno di violoncello e un altro musicista addetto all’organo per poter celebrare la parte musicale e corale della celebrazione religiosa.

    Ma il parroco don Pietro Amato si è opposto: “Se entra l’arpa esco io dalla Chiesa”. I  parenti del defunto tra le lacrime hanno cercato di spiegare al sacerdote che il defunto era musicista, che i canti sarebbero stati gregoriani e consoni alla liturgia religiosa, che loro erano ferventi cattolici, che il defunto addirittura si era sposato in quella stessa chiesa.

    “È già tanto che vi ho accolto in questa Chiesa, perchè voi non siete di qua” ritirando dall’altare i manufatti religiosi, libro, croce indicando con cinica freddezza che lui quel funerale non l’avrebbe proprio celebrato.

    Gli amici del defunto a quel punto hanno accompagnato l’ingresso in chiesa del feretro con un suono di trombe sulla strada pubblica esternamente alla Chiesa. Il parroco infastidito si è ritirato lasciando il compito di celebrare un rito liturgico abbreviato, senza eucaristia e senza incenso al Diacono. Sconvolta la piccola comunità di Barra, molto legata alla figura del maestro Lello Improta.

    I familiari oggi ancora sconvolti non sanno darsi una ragione. La rabbia per l’accaduto è subito esplosa sui social dove in tanti accusano il sacerdote di essere una figura che ha allontanato i fedeli da quella Chiesa, la Chiesa del Sacro Cuore a via Egidio Velotti nel quartiere di Barra.

    Giorgio Kontovas


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