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Truffe agli anziani: condanne per 85 anni di carcere al gruppo Macor

Dalla tecnica del “finto maresciallo” ai legami con il clan Macor: smantellata l’organizzazione che terrorizzava gli anziani tra Liguria e Campania
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Un sistema rodato, spietato, calibrato per colpire i più fragili: gli anziani soli. È il quadro emerso dall'inchiesta avviata dai carabinieri di Genova nel febbraio scorso, dopo la denuncia di una vittima raggirata con il metodo del “finto maresciallo”.

Da lì gli investigatori hanno ricostruito un vero network criminale attivo tra aprile 2022 e marzo 2024, responsabile di 54 episodi tra truffe consumate (45) e tentate (9), per un bottino complessivo di circa 700 mila euro.

Coordinata dai pm Luca Monteverde e Luca Scorza Azzarà, l’inchiesta aveva portato a 29 misure cautelari: 21 arresti in carcere, 5 ai domiciliari e 3 obblighi di presentazione. A giudicare l’intero gruppo, con rito abbreviato, è stato il gup di Napoli Mariano Sorrentino, che ora ha inflitto un totale di quasi 85 anni di reclusione.

La struttura del gruppo

Secondo gli investigatori, al vertice c’erano Alberto Macor e la compagna Marica Mastroianni, veri “coordinatori” delle diverse batterie operative impegnate ogni giorno a mettere a segno le truffe.

Nell’elenco degli imputati compare anche Marco Macor, fratello di Alberto, conosciuto al pubblico per la sua partecipazione al film Gomorra, in cui interpretava l’amico di Ciro.

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Gli inquirenti ritengono che dietro la rete delle truffe si muovesse l’influenza della camorra: i fratelli Macor sono infatti cugini di Giuseppe Macor, famiglia radicata nel quartiere di Forcella e considerata in ascesa al posto degli storici clan Giuliano e Mazzarella.

Emblematico il fatto che il clan avesse perfino occupato una chiesa del ‘500 abbandonata, da cui è stato sfrattato solo di recente.

I legami con la camorra

Le indagini genovesi avevano ipotizzato che la rete di truffatori versasse una forma di pizzo al clan. Alcune intercettazioni lo confermano: in una conversazione, uno dei Macor parla della richiesta di autorizzazione a “Peppe ’o cinese” per effettuare una “stesa bianca”, un raid dimostrativo con motorini e armi esibite per riaffermare la potenza del gruppo.

Il fascicolo investigativo è stato poi trasferito da Genova a Napoli, dove la Procura ha chiuso il cerchio con le condanne arrivate nei giorni scorsi.

Alberto Macor – 7 anni
Ruolo: coordinatore dell’organizzazione, considerato vertice operativo.
Marica Mastroianni – 5 anni e 8 mesi
Ruolo: co-organizzatrice delle batterie di truffatori.

Gli altri imputati hanno ricevuto pene inferiori e variabili

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 2 Dicembre 2025 - 19:37 - Giuseppe Del Gaudio

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