San Giorgio a Cremano – Non c’è rassegnazione, ma una rabbia lucida e determinata tra i cittadini scesi in piazza contro l'apertura dell'inceneritore per animali. Una mobilitazione che ha visto il "Comitato No all’inceneritore" sfilare fianco a fianco con associazioni di volontariato e forze politiche fino a piazza Carlo di Borbone, cuore istituzionale della città, per chiedere lo stop immediato dell’impianto.
Il vertice in Comune
Mentre il presidio manteneva alta l'attenzione sotto il palazzo municipale, una delegazione è stata ricevuta dal vice-commissario prefettizio, dottor De Angelis. Sul tavolo, una richiesta perentoria: la sospensione immediata dell'attività in attesa di verifiche approfondite. I manifestanti denunciano gravi anomalie nell’iter amministrativo, puntando l'indice soprattutto sulla mancata attivazione della procedura di classificazione come "industria insalubre di prima classe". Una definizione tecnica che, tradotta nel concreto, certifica un potenziale pericolo per la salute pubblica in un tessuto urbano densamente abitato.
Il nodo normativo e la prudenza
La battaglia del Comitato non è solo emotiva, ma fortemente incardinata sul diritto. Viene invocato il principio di precauzione, supportato dall’articolo 216 del Regio Decreto del 1934 (Testo Unico delle Leggi Sanitarie). La norma conferisce al Sindaco – o, in questo caso, all'autorità commissariale – il potere di vietare o limitare attività ritenute pericolose per la salute pubblica.
Nel caso specifico, la pericolosità non è un'ipotesi dei residenti, ma un dato messo nero su bianco dall’Asl Na3 Sud, che ha classificato l'impianto proprio nella fascia di massima insalubrità.
Lo stallo istituzionale
Nonostante le carte e le preoccupazioni, dal vertice con il vice-commissario non è emersa, per ora, la volontà di adottare un provvedimento di blocco immediato. Una cautela istituzionale che si scontra con l'urgenza delle centinaia di famiglie che vivono a poche decine di metri dalle ciminiere. Il Comitato, tuttavia, si dice fiducioso che un ulteriore approfondimento tecnico possa portare alla scelta obbligata dello stop.
La guerra delle carte bollate
Mentre la politica e l'amministrazione prendono tempo, la giustizia si muove. La vicenda è ormai un caso giudiziario complesso: pende un giudizio davanti al Tribunale Civile di Napoli, un ricorso al Tar Campania e, fatto ancor più rilevante, è stato aperto un fascicolo in Procura per valutare eventuali profili di rilievo penale.
L’appello ai sindaci
Quello che i cittadini lamentano è l'assenza di una presa di posizione netta da parte delle istituzioni coinvolte: non solo il Comune di San Giorgio (attualmente commissariato), ma anche quello di Napoli, dato che l'impianto sorge in una zona di confine senza soluzione di continuità tra i due territori. «Le autorità hanno tutti gli strumenti per "spegnere" il forno e farci respirare», è il grido che si leva dalla piazza. La lotta democratica, assicurano dal Comitato, non si ferma qui: nuove iniziative sono già in calendario per la prossima settimana.
Fonte REDAZIONE







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