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Rimosso tumore a donna in gravidanza: intervento record al Sant'Eugenio di Roma

il racconto del primario dott Stefano Signoretti. Equipe multidisciplinare ha operato mantenendo feto in utero, pochi casi al mondo
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Roma - Una donna in stato di gravidanza affetta da un meningioma di grandi dimensioni è stata sottoposta ad un delicato intervento neurochirurgico per la rimozione del tumore, mentre il feto è stato mantenuto in utero e monitorato per tutta la durata dell'operazione.

Dopo settimane di cure complesse, un decorso molto rapido per un caso del genere, la madre e il bambino - nato poi prematuro - stanno bene. L'eccezionale intervento, di cui si contano solo pochi casi al mondo, è statoeseguito da un'équipe multidisciplinare dell'ospedale Sant'Eugenio di Roma, che ha coinvolto i neurochirurghi guidati dal primario, il dottor Stefano Signoretti, gli anestesisti guidati dal dottor Massimo Galletti, i ginecologi guidati dal dottor Fabrizio Signore, e i neonatologi guidati dalla dottoressa Camilla Gizzi.

"Ci siamo trovati di fronte a un caso davvero eccezionale- racconta il dottor Signoretti alla Dire- sia per il volume del tumore, pari a poco più di mezza lattina di cola, sia per la particolare condizione della paziente, una giovane donna alla ventisettesima settimana di gravidanza.

I meningiomi sono tumori benigni, ma in gravidanza possono crescere rapidamente perché stimolati dagli ormoni estrogeni e progesterone: più si aspetta, più aumentano di dimensioni, nutrendosi degli stessi ormoni che servono al feto negli ultimi mesi. Quando siamo stati chiamati, la paziente aveva sintomi vaghi e il feto stava bene, ma abbiamo deciso di monitorarla attentamente.

Nel giro di 24 ore si sono verificate due crisi epilettiche, un segnale chiaro che era necessario intervenire. Il nostro primo obiettivo è sempre salvare la madre, ma in questo caso dovevamo proteggere anche il bambino. Durante l'intervento abbiamo avuto un doppio battito in sala operatoria, qualcosa che non capita spesso. Il feto ha tollerato l'anestesia sorprendentemente bene e si è ripreso subito quando la mamma è stata risvegliata. È stato un lavoro che ha coinvolto neonatologi, anestesisti e ginecologi: una vera e propria squadra sulla stessa scialuppa di salvataggio".

L'intervento, normalmente di 6-7 ore, è stato completato in 4 ore e mezza, grazie anche alla giovane età e alla qualità dei tessuti della paziente.

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Il post-operatorio resta ora Liberare un volume grande come una palla da tennis- sottolinea il primario di Neurochirurgia- significa chiedere al cervello di riadattarsi. Oggi possiamo dire che il bimbo sta bene e che la madre, dimessa ieri, ha iniziato il percorso di riabilitazione. È un risultato che ci riempie di orgoglio".

A commentare il caso con la Dire, anche il primario di Ginecologia del Sant'Eugenio La paziente, alla 26-27esima settimana di gravidanza, presentava sintomi
inizialmente attribuibili a condizioni ostetriche, finché una risonanza magnetica ha rivelato un meningioma frontale di circa 8 cm. Con l'avanzare della gravidanza, verso la 29-30esima settimana, il tumore ha iniziato a comprimere importanti strutture encefaliche, causando uno scompenso materno che ha reso necessario un intervento neurochirurgico urgente.

La scelta clinica è stata quella di mantenere il feto in utero, garantendo la massima sicurezza possibile. Durante l'intera operazione, lunga e delicata, il bambino è stato monitorato costantemente da un'équipe multidisciplinare. I parametri fetali sono rimasti stabili, consentendo al neurochirurgo di procedere all'asportazione del voluminoso meningioma.

Nel post-operatorio immediato, il feto ha continuato a mostrare buona reattività e stabilità cardiaca, un dato cruciale viste le condizioni materne. Tuttavia, alcune settimane dopo si è verificato un nuovo scompenso, questa volta anche ostetrico, che ha reso necessario procedere al parto. Il bambino è nato molto prematuro, con un peso di circa 1,5 kg, ed è stato ricoverato in terapia intensiva neonatale. Oggi il bimbo non è più intubato, respira autonomamente e può ricevere le visite della madre".

Nonostante la complessità e la rarità del caso, dunque, sia il piccolo sia la madre stanno bene, grazie a un intervento coordinato e tempestivo di tutte le équipe coinvolte.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 3 Dicembre 2025 - 16:10 - Redazione

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