Nel corso del Settecento, grazie al ruolo centrale svolto da Carlo di Borbone, il Natale si trasformò nella capitale del Regno in un’occasione di splendore – non più solo religioso o popolare, ma di corte, arte e potere. Con la sua sensibilità verso le arti, Carlo di Borbone, insieme alla corte, elevò la tradizione natalizia a rituale simbolico del prestigio e dell’identità borbonica. Attraverso sontuose celebrazioni, allestimenti di presepi, e l’appropriazione delle feste nel cuore delle residenze reali, la monarchia borbonica imprimé un marchio indelebile alla memoria culturale di Napoli e del Sud.
Carlo di Borbone: un re riformatore e mecenate
Quando, nel 1734, Carlo di Borbone conquistò il Regno di Napoli, pose le basi di una rinascita politica, culturale e simbolica che avrebbe ridefinito il ruolo della corte.
Sotto il suo regno, Napoli divenne una vera capitale europea, e molte delle grandi opere architettoniche e istituzionali che ancor oggi definiscono il volto della città e del suo regno, dalla costruzione della Reggia di Caserta alla promozione della manifattura, fino alla creazione della Real Fabbrica di porcellane di Capodimonte, videro la luce grazie al suo impulso.
Questa visione riformatrice e mecenatistica rese la corte un centro di gusto, cultura e innovazione, condizioni ideali per far del Natale qualcosa di molto più che una ricorrenza religiosa o popolare.
Il Natale di Corte: quando la tradizione diventa spettacolo
Con Carlo di Borbone alla guida della monarchia, le festività natalizie mutarono profondamente: la celebrazione del Natale non restò più relegata a chiese o conventi, ma entrò nelle sale reali, diventando patrimonio della corte e, indirettamente, della città intera.
Il cuore di questa trasformazione fu l’allestimento del presepe, non un semplice oggetto devozionale, ma vera opera d’arte: statue in terracotta, abiti ricamati in seta, metalli preziosi, scenografie complesse e scenari che raffiguravano una Napoli cosmopolita, con botteghe, osterie, tempietti classici, animali esotici, tutto disposto su intricati “scogli” di sughero.
Carlo di Borbone stesso sarebbe intervenuto nel disegno e nella modellazione di alcuni pastori, mentre la regina e le dame di corte si dedicavano alla confezione degli abiti delle statuine, un impegno che durava mesi, rendendo il presepe un’esperienza collettiva e familiare di lusso.
Questo capolavoro, spesso definito “presepe di corte”, non era un semplice addobbo: era un messaggio di potere, ricchezza e identità. Sebbene la tradizione fosse antica (l’arte del presepe risale al Medioevo, e a Napoli si diffuse già dal Cinquecento), fu con la corte borbonica che il presepe passò dalle chiese alle sale di rappresentanza, acquisendo un nuovo valore simbolico e aristocratico.
L’eredità della monarchia borbonica e del Natale di corte
Il lascito di questa stagione è ancora visibile: il presepe che una volta abbelliva le sale reali oggi è conservato nella Reggia di Caserta, visitabile nella Sala Ellittica come “Presepe dei Borbone”.
Quel gesto, trasformare il Natale in corte, arte e spettacolo, ha avuto un impatto profondo sulla cultura partenopea e meridionale: ha contribuito a far del presepe non solo una tradizione popolare, ma un simbolo identitario, estetico e sociale.
Inoltre, grazie alla protezione e promozione della corte borbonica, la Napoli del Settecento si impose come centro culturale e artistico di riferimento, un’eredità che nei suoi palazzi, musei e monumenti possiamo ancora oggi toccare con mano.
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