Napoli - Mamma ti amo". Sono state queste le ultime parole pronunciate da Luca Piscopo, il 15enne del Vomero morto quattro anni fa dopo una cena a base di sushi in un ristorante “all you can eat” del quartiere collinare.
Studente modello del liceo Pansini, quella sera era uscito con quattro compagne di scuola per una serata tra amici. Poche ore dopo, il malore che segnerà l’inizio del calvario.
"È uscito dal ristorante che già stava male", ha raccontato la madre, Maria Rosaria Borrelli, ai microfoni della Tgr Campania. Non ha voluto cenare e nella notte sono iniziati diarrea e vomito", aggiunge la donna ricordando quelle ore concitate. Luca viene curato in casa, con telefonate e contatti con il medico di base, che però – secondo quanto riferito dalla famiglia e ricostruito dagli inquirenti – non lo visiterà mai a domicilio in quei giorni.
Nove giorni dopo, il 15enne muore nel suo letto.Potrebbe interessarti
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Due giorni dopo la morte di Luca, il ristorante “all you can eat” del Vomero viene chiuso dai carabinieri del Nas. L’attività oggi non esiste più. A processo sono finiti il titolare del locale e il medico di famiglia del ragazzo, chiamati a rispondere – a vario titolo – delle ipotesi di responsabilità per la morte del 15enne. Domani è fissata l’ultima udienza: poi il giudice si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza.
La famiglia chiede giustizia. "Spero con tutto il cuore che ci sia una condanna esemplare per entrambi", afferma la sorella, Fatima Piscopo. "Per la legge italiana questi tipi di reati ricevono pene sempre molto ridotte, ma io spero che si arrivi al massimo della pena", aggiunge.
Tra le lacrime, la madre di Luca ripete una frase che è diventata il manifesto del suo dolore: "Nulla mi potrà ridare il mio Luca".























































































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