Cronaca di Napoli

Monza, arrestata coppia di napoletani: bottino da mezzo milione di euro con le truffe agli anziani

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Monza– "Se non paga, suo figlio finisce in carcere". Con questa minaccia, ripetuta in numerose e insistenti telefonate, sono riusciti a farsi aprire la porta di casa di una 73enne di Monza. Era l'inizio di una raffinata trappola psicologica, culminata nel furto di gioielli per 400mila euro e, a catena, nelle indagini che hanno portato all'arresto di due ladri seriali.

L'arresto e l'organizzazione

Nelle prime ore di martedì 2 dicembre, gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Monza hanno eseguito una misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di due italiani, lui 32 anni, lei 34.

Il provvedimento, emesso dal Gip su richiesta della Procura di Monza, inchioda la coppia a nove furti in abitazione in Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta, Friuli e Toscana, per un bottino totale stimato in oltre 550mila euro in contanti, gioielli e orologi.

Le indagini, coordinate dalla Procura, rivelano però un quadro più ampio: i due non agivano da soli, ma ricoprivano un ruolo ben definito in un'organizzazione criminale più articolata. Si occupavano dell'esecuzione materiale dei colpi e della successiva "monetizzazione" della refurtiva, potendo contare su diverse auto a noleggio, talvolta fornite a complici giunti appositamente dalla Campania.

Il colpo pilota a Monza

Tutto ha avuto inizio dalla maxi-truffa alla 73enne monzese, alla fine dello scorso anno. Il meccanismo è stato di una precisione spietata. Uno dei due, fingendosi un amico del figlio della donna, la tempestava di chiamate al telefono fisso chiedendo un bonifico di 7mila euro. Alla risposta dell'anziana di non avere quella somma, è arrivata la minaccia: trovare i soldi, o il figlio sarebbe finito in prigione.

Nelle chiamate successive, passate sul cellulare della vittima, i truffatori sono diventati abilmente inquisitori. Sono riusciti a carpire l'esistenza di gioielli di valore e a farsi rivelare persino l'indirizzo di casa e il numero del citofono. Poco dopo, un uomo si presentava alla porta.

Introdotto in casa, con la scusa di dover sequestrare i beni per "salvare" il figlio, è riuscito a farsi dare la combinazione della cassaforte. Approfittando di un attimo di sconforto della donna, l'ha svuotata.

Le indagini: dal trolley di lusso al treno per Napoli

Subito dopo la denuncia, la Polizia ha visionato le immagini delle videocamere di sorveglianza della zona, individuando un'auto sospetta, una Volkswagen T-Roc grigia, che fuggiva dal luogo del furto con due persone a bordo. Il cerchio si è stretto quando lo stesso veicolo è stato riconosciuto in un analogo episodio in Friuli, dove erano già finiti nel mirino degli investigatori i due 32enni e 34enni.

Le indagini hanno ricostruito una fuga quasi in diretta: nella mattinata successiva al furto di Monza, l'uomo si era fatto accompagnare da un complice alla stazione di Milano Centrale ed era salito su un treno ad alta velocità per Napoli. Con sé aveva un trolley, che invece di abiti conteneva l'intero bottino dei gioielli.

Il modus operandi: la maschera dell'autorità

Il filo rosso di tutti i colpi è stato l'inganno basato su una falsa autorità. I due agivano impersonando l'avvocato minaccioso o il falso agente di polizia, un copione che puntava a confondere e intimidire vittime spesso anziane e vulnerabili. Non esitavano a recarsi personalmente sul posto, con la donna che spesso faceva da "palo" all'esterno delle abitazioni, vicino all'auto a noleggio.

La coppia era stata anche colta in flagranza nei primi mesi del 2025 davanti a un'abitazione di Monza, nello stesso identico schema: lui dentro a perpetrare il furto, lei di guardia all'auto. Un'attività seriale e metodica, ora interrotta dalle manette degli arresti domiciliari, eseguiti a Milano e Cinisello Balsamo, mentre le indagini proseguono per far luce su tutta la rete criminale.

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Pubblicato da
Giuseppe Del Gaudio