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Matilde Serao: la Napoli raccontata nei suoi giornali e romanzi

È difficile pensare a un nome che rappresenti con altrettanta forza e complessità la Napoli tra XIX e XX secolo come quello di Matilde Serao.
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È difficile pensare a un nome che rappresenti con altrettanta forza e complessità la Napoli tra XIX e XX secolo come quello di Matilde Serao. Giornalista, scrittrice, donna libera e coraggiosa: con la sua penna ha saputo raccontare le contraddizioni, i drammi, la vitalità pulsante e, non da ultimo, le passioni della sua città d’adozione. Grazie alla sua opera, la Napoli di quel tempo assume volto e voce: tra le sue pagine emergono vicende di miseria, speranza, amore, lotte quotidiane. In questo contesto, la sua figura non è solo letteraria: diventa simbolo della rinascita e della crescita di una «voce napoletana» capace di farsi ascoltare. In un’ottica di letteratura napoletana, Matilde Serao rappresenta un ponte tra cronaca e racconto, tra realismo sociale e sensibilità narrativa.

Matilde Serao nacque nel 1856 a Patrasso (Grecia), da padre napoletano costretto all’esilio per motivi politici e da madre greca. Poco dopo la famiglia fece ritorno a Napoli, città che Serao avrebbe amato profondamente e dove mosse i suoi primi passi come donna e come intellettuale. Dopo aver conseguito il diploma da maestra, iniziò a lavorare per lo Stato nei telegrafi, ma ben presto la sua vera inclinazione si manifestò nella scrittura.

Con tenacia e volontà, in un’epoca in cui il mondo del giornalismo era fortemente maschile, cominciò a pubblicare bozzetti, novelle e articoli su giornali locali, entrando poi nella redazione del quotidiano napoletano Corriere del Mattino. Successivamente si trasferì a Roma, collaborando con testate letterarie e giornalistiche, e fu in quel contesto che incontrò il collega e futuro marito, con cui iniziò una nuova fase della sua carriera.

Grazie a quel percorso formativo e professionale, caratterizzato da curiosità, sensibilità e tenacia , Matilde Serao non solo si affermò come giornalista, ma iniziò a elaborare una visione originale: quella che avrebbe unito la cronaca della città con la narrazione dei suoi volti più autentici.

Napoli negli scritti di Matilde Serao, la grande stagione della letteratura napoletana

Tra giornalismo e letteratura, Matilde Serao compì un’impresa forse unica nel panorama italiano dell’epoca: raccontare la Napoli autentica, fatta di vicoli, mercati, speranze, miseria, lotte, sogni. Le sue pagine non si limitarono a descrivere la bellezza o la Napoli dei salotti, ma penetrarono nei quartieri, nelle stanze della plebe, nelle case di poveri e lavoratori, restituendo una visione viva, a volte cruda, ma sempre umana.

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In romanzi come Il ventre di Napoli, del 1884, Serao affrontò temi sociali forti: l’epidemia di colera, la miseria, la trascuratezza delle istituzioni verso le classi più fragili. In un’altra opera celebre, Il paese di Cuccagna (1890/1891), descrisse le conseguenze devastanti della febbre del lotto: l’illusione di una ricchezza facile ma effimera, le speranze disattese, le ferite morali e sociali che ne derivavano.

Attraverso la sua penna, la città diventava personaggio. Le strade, i suoni, gli odori, i cibi, le speranze, tutto era parte di un affresco che ritraeva una Napoli autentica, con le sue contraddizioni. Non un’idealizzazione romantica, ma una rappresentazione realistica, mista a sensibilità umana, che contribuì a creare una solida tradizione di letteratura napoletana capace di far vibrare le corde della contemporaneità.

Giornalismo, emancipazione e memoria, l’eredità di Matilde Serao

Ma la grandezza di Serao non si limita alla narratrice: lei è anche pioniera. Fu la prima donna in Italia a fondare e dirigere un quotidiano. Con il marito (all’epoca) diede vita, tra le altre testate, al celebre Il Mattino di Napoli. Dopo la separazione, tornò a dirigere un nuovo giornale tutto suo, Il Giorno, confermando il suo ruolo centrale nel panorama dell’informazione e della cultura napoletana.

Il suo giornalismo era fatto di osservazione, di attenzione ai dettagli, di empatia: si occupava di vita quotidiana, costume, povertà, diritti delle donne, classe sociale, con sensibilità e impegno. Così, la sua penna divenne “voce di Napoli”: una voce che dava dignità a chi era spesso ignorato, che documentava le ingiustizie, ma anche che celebrava la vitalità, la speranza, la complessità di una città in trasformazione.

Oggi la memoria di Matilde Serao sopravvive non solo nei suoi libri, bensì anche nella città stessa: vie, piazze, caffè letterari, luoghi che la ricordano come una donna che ha trasformato la penna in riscatto, e il giornale in strumento di emancipazione e consapevolezza.

Articolo pubblicato il 9 Dicembre 2025 - 20:30 - Matteo Setaro

Commenti (1)

Matilde Serao è stata una scrittrice importante per Napoli, ma i suoi scritti spesso non sono facili da leggere per tutti. È interessante vedere come le sue esperienze personali influenzano le sue opere e il suo stile. A volte, però, la lingua può sembrare un po’ complicata.

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