

Nella foto, un particolare della vicenda.
Il ragù della domenica è molto più di un semplice sugo: è un rito familiare, un sapore che profuma la casa fin dal mattino e un simbolo della convivialità italiana. Tra le molte varianti regionali, il ragù napoletano occupa un posto speciale per la sua ricca tradizione e le tecniche di cottura lenta che lo rendono unico nel panorama culinario italiano. In questo articolo esploriamo le origini storiche del ragù, le differenze tra versioni celebri e alcune curiosità gastronomiche che rendono questo piatto un vero patrimonio culturale della tavola italiana.
Il termine ragù deriva dal francese ragoût, che significa letteralmente “piatto in umido” o “risvegliare l’appetito” ed è entrato nella tradizione culinaria italiana già tra Sette e Ottocento grazie all’influenza francese nelle corti italiane.
In molte regioni d’Italia, il ragù è il piatto principe del pranzo della domenica: la sua preparazione richiede ore di cottura lenta, tempo che nelle famiglie veniva dedicato a chiacchiere, visite e attese prima del pasto principale. La lunga cottura permette alla carne di diventare tenerissima e di infondere al pomodoro sapori profondi e complessi, trasformando il sugo in una vera e propria celebrazione del gusto.
Storicamente, in molte case italiane la domenica era il giorno in cui ci si riuniva attorno alla tavola e si onorava questo piatto, servito con diverse tipologie di pasta e spesso seguito dalla stessa carne usata per il sugo, che veniva consumata come secondo.
Tra le versioni più emblematiche del ragù della domenica spicca senza dubbio il ragù napoletano, che non è solo una ricetta ma una filosofia di cucina. A Napoli il ragù non si “fa”: si cura. È la lenta evoluzione di aromi, sapori e tradizione che avvolge la casa con profumi intensi fin dalle prime ore del mattino.
Il ragù napoletano si contraddistingue per l’uso di pezzi interi di carne, manzo, maiale, salsicce e talvolta braciole ripiene, che vengono rosolati lentamente e poi cotti a fuoco bassissimo per molte ore. A differenza di altre varianti come il ragù alla bolognese, qui non si usa carne macinata ma tagli più corposi che rilasciano sapore e gelatina, conferendo alla salsa una consistenza ricca e vellutata.
Ogni famiglia e ogni quartiere di Napoli ha la sua versione: qualcuno aggiunge osso di maiale per dare più sapore, altri preferiscono più cipolla o un tocco di basilico. In ogni caso l’obiettivo è sempre lo stesso: creare un sugo corposo, profumato e avvolgente che accompagni la pasta e, in seguito, la carne come secondo portata.
Se il ragù napoletano è sinonimo di ricchezza e lentezza di cottura, altre regioni italiane offrono interpretazioni diverse del ragù della domenica. In Emilia-Romagna, il ragù alla bolognese utilizza carne macinata finemente con un soffritto di sedano, carota e cipolla e una cottura lenta ma differente nel profilo di sapore rispetto alla versione napoletana.
Al Sud altre varianti possono includere tagli di montone in zone come la Puglia o versioni arricchite di aromi legati alle tradizioni locali. Il denominatore comune resta sempre la pazienza: un ragù autentico richiede tempo, attenzione e rispetto per gli ingredienti.
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Il ragù della domenica è un piatto che molte persone amano fare ma non tutti sanno che ci sono molte varianti di questo piatto in Italia. I sapori e le tradizioni cambiano da regione a regione e ogni famiglia ha il suo modo di farlo. È interessante vedere come ogni ricetta si evolve nel tempo.