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Licenziato dopo le denunce su contratto e sicurezza: il giudice ordina il reintegro del netturbino

Il Tribunale del lavoro dichiara nullo il licenziamento di un dipendente Tekneko Sistemi s.r.l. e ne dispone il rientro in servizio con risarcimento delle mensilità. Cobas: «Provvedimento ritorsivo contro chi chiedeva il rispetto del CCNL e della legalità».
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Una sentenza del giudice del lavoro ha dichiarato nullo il licenziamento di un addetto ai servizi di igiene ambientale del Comune di Montecompatri (Roma), alle dipendenze della società Tekneko Sistemi s.r.l., ordinandone il reintegro in servizio e il risarcimento delle retribuzioni perse. A renderlo noto è il Cobas Lavoro Privato, che parla di «giornata storica» per il lavoratore e per la città.

Il provvedimento, emesso dal giudice Raffaele Falcioni del Tribunale del lavoro (competente per il territorio di Montecompatri), riguarda l'operaio Marco Cianti, assistito dagli avvocati dello studio legale romano “Lavoro Vivo”. Secondo il sindacato, il magistrato ha qualificato il licenziamento come ritorsivo, disponendo il rientro immediato del dipendente nel suo posto di lavoro presso Tekneko.

Nella ricostruzione fornita dai Cobas, il lavoratore aveva contestato da tempo l’inquadramento contrattuale e il mancato rispetto del contratto collettivo di settore per i servizi di igiene ambientale, oltre a denunciare carenze in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Per il sindacato, il recesso sarebbe arrivato proprio in conseguenza di questa attività di denuncia e di rivendicazione, configurando così un atto punitivo.

I Cobas sostengono inoltre che, solo dopo le iniziative del lavoratore e le successive vertenze, la società avrebbe adeguato il trattamento del personale al CCNL di riferimento previsto dal capitolato d’appalto per il servizio di igiene urbana. Il comunicato punta il dito anche contro l’amministrazione comunale, accusata di non essere intervenuta con la dovuta fermezza per pretendere fin dall’inizio il rispetto delle clausole contrattuali e di non aver manifestato solidarietà al dipendente licenziato.

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Nel documento, il sindacato denuncia anche quello che definisce un «clima di intimidazione» attorno alla vicenda, richiamando iniziative legali intraprese dall’azienda e dal suo amministratore nei confronti di attivisti, cittadini solidali e giornalisti che avevano preso posizione sulla vicenda pubblicamente e sui social network. Tutte accuse che necessitano di eventuale riscontro nelle sedi competenti e rispetto alle quali la società non ha, al momento, diffuso una replica ufficiale.

Ora, spiegano i Cobas, l’attenzione è rivolta all’esecuzione della sentenza: il sindacato chiede che Tekneko proceda senza ulteriori rinvii alla reintegrazione del lavoratore, rinunciando – è l’appello – a ogni iniziativa ritenuta “rappresaglia” contro chi ha sostenuto la sua battaglia. L’obiettivo dichiarato è quello di «ricostruire un clima sereno» a Montecompatri, nel rispetto dei diritti dei lavoratori e delle clausole contrattuali fissate nei bandi pubblici.

Nella parte finale della nota, il Cobas Lavoro Privato ringrazia lo studio legale “Lavoro Vivo”, i giornalisti che hanno dato spazio al caso e i cittadini che hanno manifestato vicinanza al lavoratore nel corso dei mesi di vertenza, annunciando la volontà di promuovere un confronto pubblico in città sui temi del lavoro, degli appalti e della tutela dei diritti nei servizi di igiene ambientale.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 6 Dicembre 2025 - 15:39 - Federica Annunziata

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