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Santa Maria Capua Vetere, droga per i detenuti nascosta nella carne sottovuoto

Nel carcere di Santa Maria Capua Vetere la Polizia Penitenziaria scopre il piano nel pacco colloqui. I Sindacati chiedono riconoscimenti.
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Santa Maria Capua Vetere - Una soffiata? No, solo la professionalità e l'occhio clinico degli agenti. La Polizia Penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere ha messo a segno un nuovo e significativo colpo al traffico di droga interno, intercettando quasi mezzo chilo di hashish abilmente occultato in un pacco destinato a un detenuto.

L'operazione, avvenuta nella mattinata di ieri, 4 dicembre 2025, ha impedito che un ingente quantitativo di stupefacente inondasse il circuito detentivo, con evidenti ricadute sulla sicurezza e l'ordine interno.

Il trucco del sottovuoto

L'episodio si è verificato durante il regolare orario dei colloqui. La moglie di un recluso, presentatasi per la visita, ha tentato di far arrivare al congiunto un pacco contenente, tra le altre cose, nove confezioni di carne cruda sottovuoto.

È stato proprio quel dettaglio, un'anomalia nel confezionamento o un particolare che ha destato il sospetto del personale addetto al controllo della "Ruota Pacchi", a far scattare l'ispezione più accurata. L'abilità dell'occultamento era notevole: la sostanza stupefacente, risultata essere hashish per un peso complessivo di quasi 500 grammi, era stata piazzata con meticolosa cura all'interno della carne, sigillata poi nuovamente nel sottovuoto. Solo la profonda esperienza e l'intuito degli agenti hanno permesso di scovare il carico illecito, che è stato immediatamente sequestrato.

Il plauso dei sindacati: "Siamo il baluardo"

L'operazione ha raccolto il plauso incondizionato delle rappresentanze sindacali, che non mancano di sottolineare il valore del Corpo in un contesto di crescenti difficoltà.

Il Si.

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N.A.P.Pe ha espresso profonda riconoscenza ai due Sovrintendenti capo responsabili del reparto e ai colleghi del settore Colloqui, insieme al funzionario di Polizia Penitenziaria responsabile e al Comandante di Reparto per il coordinamento puntuale.

«Quanto accaduto dimostra, ancora una volta, come la sicurezza degli istituti poggi soprattutto sulla professionalità, sull’esperienza e sull’intuito operativo delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria» – ha dichiarato il Segretario Generale Aggiunto del Si.N.A.P.Pe, Luigi Vargas. Ha poi aggiunto: «In un contesto in cui si sperimentano continuamente nuove e più sofisticate modalità per introdurre droga e oggetti non consentiti in carcere, il Corpo continua a rappresentare il baluardo più efficace a tutela della legalità».

Pasquale Gallo, Segretario Nazionale Si.N.A.P.Pe, ha rincarato la dose, sottolineando come l’operazione sia avvenuta «nonostante la cronica carenza di personale e le difficoltà operative quotidiane».

L’appello: riconoscimento e investimenti

La vicenda si chiude con un forte appello all'Amministrazione penitenziaria. I sindacati, per voce del dirigente Giuseppe Del Gaudio, chiedono che episodi come questo non restino nel silenzio, ma si traducano in un concreto riconoscimento per il personale coinvolto, sia sul piano istituzionale che organizzativo.

L’esigenza è chiara: «investimenti in formazione, tecnologie di controllo e potenziamento degli organici, perché il contrasto all’ingresso di stupefacenti in carcere non può essere lasciato solo al sacrificio e alla buona volontà dei singoli operatori».

Il Si.N.A.P.Pe auspica un segnale che valorizzi l’altissimo senso del dovere della Polizia Penitenziaria, specialmente alla luce della grave carenza di organico e delle pesanti criticità che il personale affronta quotidianamente nelle carceri italiane.

[riproduzione_riservata] Articolo pubblicato il 5 Dicembre 2025 - 15:05 - Gustavo Gentile [fonte_combinata]

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