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Corruzione, l’Italia affonda: Campania record di indagati

I dati di Libera: nel 2025 boom di inchieste — e la Campania guida la classifica nazionale con 219 persone sotto accusa. “Un sistema ormai normalizzato”.
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Oggi Giornata internazionale contro la corruzione, il nuovo dossier di Libera restituisce un’immagine del Paese impietosa: 96 inchieste tra il 1° gennaio e il 1° dicembre 2025, otto al mese, con 49 procure al lavoro in 15 regioni e 1.028 persone indagate. Un’impennata impressionante, se si pensa che nel 2024 le inchieste erano state appena 48.

Ma a colpire è soprattutto la mappa delle responsabilità: il Sud, ancora una volta, è in testa. E la Campania conquista la maglia nera, con dati che la collocano al primo posto sia per numero di indagini sia — soprattutto — per numero di indagati.

Campania al vertice dell’illegalità diffusa

Nel 2025, secondo il monitoraggio di Libera basato su notizie di stampa, la Campania registra:

18 inchieste su corruzione e concussione (prima in Italia);

219 indagati, il dato più alto del Paese.

Seguono Calabria (141 indagati) e Puglia (110). Tra le regioni del Nord, la più colpita è la Liguria (82), quindi il Piemonte (80). L’area meridionale — isole comprese — totalizza 48 inchieste, davanti al Centro (25) e al Nord (23).

Il fenomeno non risparmia la politica: 53 politici indagati in tutta Italia, di cui 13 solo tra Campania e Puglia. I sindaci rappresentano quasi metà del totale.

Mazzette, appalti, concorsi truccati: la mappa dei reati

La fotografia scattata da Libera racconta non episodi isolati, ma un sistema fluido, feroce, radicato. Le “mazzette” spuntano ovunque:

certificazioni false di residenza per ottenere la cittadinanza italiana “iure sanguinis”;

appalti pilotati nella sanità, nella gestione dei rifiuti e nelle opere pubbliche;

licenze edilizie e servizi scolastici assegnati in cambio di favori;

concorsi truccati in università e enti pubblici;

scambi politico-mafiosi e pressioni delle organizzazioni criminali nelle grandi opere.

Il tutto con una gamma di protagonisti che va dal dirigente al faccendiere, dal “boss dell’ente pubblico” all’imprenditore con relazioni trasversali, sino alla presenza diretta dei clan.

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“Corruzione normalizzata, rischio cattura dello Stato”

Per Libera, il quadro è chiaro e inquietante.
La copresidente Francesca Rispoli denuncia la trasformazione della corruzione in “una componente normale della carriera politica e imprenditoriale”, capace di generare una “selezione dei peggiori” e di erodere silenziosamente servizi pubblici, democrazia e fiducia istituzionale.

«Siamo davanti a un sistema che si rigenera — avverte Rispoli — utilizzando tecniche sempre più sofisticate: dalle mazzette classiche fino a relazioni opache e norme tagliate su misura dei potenti di turno».

La corruzione, secondo Libera, prospera anche grazie alla rassegnazione collettiva, terreno fertile per mafie e cricche affaristiche. E proprio mentre il fenomeno corre, si assiste — denuncia l’associazione — a un indebolimento dei presidi anticorruzione costruiti negli anni.

L’allarme e le proposte: “Serve un patto tra istituzioni e cittadini”

Nel quadro tracciato dal dossier, la piattaforma nazionale “Fame di verità e giustizia”, in tour da mesi, propone un cambio radicale:

regolazione stringente del conflitto di interesse;

norme chiare sul lobbying, con trasparenza totale;

controlli più efficaci sui finanziamenti politici;

formazione universitaria e professionale sull’etica pubblica;

vera trasparenza amministrativa, non burocratica;

sostegno concreto al whistleblowing.

Un’agenda che — sottolinea Libera — può funzionare solo se istituzioni e società civile tornano a camminare insieme.

Un Paese in trincea, e la Campania al centro dell’emergenza

Guardando la mappa delle inchieste, da Torino a Palermo, da Bari a Genova, passando per Avellino e il Salernitano, l’Italia appare percorsa da un filo nero che unisce aree e settori diversi.
Ma è nel Mezzogiorno, e nella Campania in particolare, che questo filo diventa una corda che stringe lo Stato e piega diritti, servizi, risorse.

Una fotografia che, nel giorno dedicato alla lotta globale alla corruzione, rischia di trasformarsi nell’ennesimo promemoria di ciò che ancora non funziona. E di ciò che, per molti, è diventato “normale”.

Un normalità pericolosa, che — mette in guardia Libera — non è destino, ma l’effetto di scelte, convenienze e omissioni. E che può essere ancora cambiata.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 9 Dicembre 2025 - 06:49 - Giuseppe Del Gaudio

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