Cronaca Giudiziaria

Clan Licciardi: estorsioni su case popolari e crediti, blitz smaschera il potere camorristico sul voto

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Nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 2025, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli hanno eseguito un'ordinanza cautelare emessa dal Gip del Tribunale partenopeo su richiesta della Dda, colpendo 21 persone legate al clan Licciardi.

Tra queste, 19 finiscono in carcere – di cui 5 già detenuti per altri reati, inclusi i vertici – mentre 2 sono posti ai domiciliari. L'operazione, coordinata dai pm Carrano, Loreto e Sepe sotto l'aggiunto Sergio Amato, scaturisce da indagini tra il 2022 e il 2023 basate su intercettazioni, pedinamenti e ambientali, che hanno svelato la perdurante vitalità del cartello camorristico Alleanza di Secondigliano.

Contestualmente, sono state perquisite abitazioni e locali di indagati a piede libero, con accuse che spaziano dall'associazione mafiosa aggravata a estorsioni, ricettazione, evasione e accesso abusivo a comunicazioni da carcere, tutti metodi tipici della camorra.​

La struttura del clan dopo gli arresti

L'inchiesta, denominata "Malachim", ritrae il clan Licciardi come egemone nel nord di Napoli e provincia dopo l'arresto della storica leader Maria Licciardi, catturata l'8 agosto 2021.

Da allora, la reggenza passa a Paolo Abbatiello, luogotenente uscito dal carcere il 10 luglio 2021, che orchestra una struttura verticistica con affiliati come Luigi Esposito, Salvatore Sapio (suo nipote e uomo di fiducia), Giuseppe Lucarelli, Raffaele Cardamone e altri, tra cui Gennaro Cannavacciuolo e Luigi Damasco.

Esposito, monitorato da marzo 2022, emerge come figura operativa chiave, legato ad Abbatiello e supportato dalla compagna Martina Ferrara, mentre Sapio agisce con Vincenza Russo per eseguire estorsioni su commissione.

Il clan intrattiene alleanze con gruppi satelliti come Sorianiello e Baratto-Esposito a Fuorigrotta, Bagnoli e Rione Traiano, confermati da una conversazione ambientale del 26 marzo 2021 tra Simone Sorianiello, Raffaele Caprio e Alfonso Sorrentino, in cui Esposito funge da portavoce per un'aggressione a un parente di Ciro Trambarlo.​

Estorsioni e controllo del territorio

Il clan Licciardi impone la propria "tassa" su attività lecite e illecite, estorcendo commercianti, imprenditori e persino autori di truffe telematiche, da cui pretende una quota dei proventi illeciti.

Un caso emblematico è quello di un'occupante abusiva di un alloggio popolare, costretta a versare 16.000 euro per mantenere la casa assegnata, evidenziando come il controllo degli alloggi pubblici serva a "pilotare pacchetti di voti" durante le elezioni.

Abbatiello delega a Esposito e Sapio il recupero crediti per terzi, anche estranei alla criminalità, come Maurizio Attrattivo e Gianluca Cafarelli, usando l'intimidazione mafiosa per risolvere diatribe tra imprenditori. Le indagini documentano egemonia su quartieri come Bagnoli (gruppi Esposito e Giannelli), Posillipo (con Ciro Mendoza come capo zona) e relazioni con clan rivali ma pacificati, come Mazzarella, Amato-Pagano, Balzano ("abbasc Miano") e famiglie nolane come Russo-Sangermano, Fabbrocino e Cava.​

Le parole di Gratteri e le relazioni criminali

Durante la conferenza stampa in Procura, con il procuratore aggiunto Sergio Amato, il generale Biagio Storniolo e il tenente colonnello Antonio Bagarolo, Nicola Gratteri ha definito i Licciardi "ospiti paganti" nel loro territorio, dove ogni attività – lecita o illecita – richiede il loro consenso.

"Gestire le case popolari è un'esternazione di potere mafioso: assegnarle a famiglie fedeli significa controllare voti alle urne, più redditizio delle estorsioni pure", ha sottolineato Gratteri, paragonandoli ai Mazzarella per il dominio su Napoli. L'inchiesta rivela anche l'uso di cellulari in carcere per mantenere contatti, come per Alessandro Giannelli (ergastolano e referente occidentale), e un episodio del 2022-2023 in cui debitori si rivolgono ai Mazzarella per aiuto contro i Licciardi, ricevendo solo un riconoscimento della "pax camorristica".

Attraverso il nipote di Esposito, Giovanni Strazzullo, emergono dinamiche con "abbasc Miano" di Matteo Balzano, delineando equilibri di forza nel Rione Don Guanella.

Durante la conferenza stampa sull'operazione contro il clan Licciardi, il procuratore Nicola Gratteri ha dichiarato: “I Licciardi hanno un territorio determinato, come i Mazzarella, in cui i cittadini sono ospiti. In ogni attività – lecita o illecita – devono metterci il becco.

Gestire le case popolari è una manifestazione di potere mafioso: stabilire a chi vadano, significa gestire il potere. Ed è tipico del comportamento camorristico. Le famiglie favorite dal clan, quando arriva il momento del voto, scelgono chi indica la camorra. Gestire il territorio è più importante dei soldi dell’estorsione, perché permette di controllare pacchetti di voti”.​

Il procuratore aggiunto Sergio Amato ha rimarcato la pervasività del sistema: “Le articolazioni del clan sono rimaste operative nonostante i ripetuti arresti dei vertici, segno di una struttura criminale radicata e pronta a riorganizzarsi”.​

Il generale Biagio Storniolo, comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, ha sottolineato: “L’inchiesta ha confermato un condizionamento mafioso che va ben oltre la gestione delle attività illecite, estendendosi al controllo sociale sul territorio e sulle dinamiche abitative”

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 2 Dicembre 2025 - 13:02 - Giuseppe Del Gaudio
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Giuseppe Del Gaudio