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Camorra, boss dei “Capitoni” di nuovo libero: Giuseppe Lo Russo lascia il 41 bis e torna a Miano

Scarcerato per pena già espiata lo storico capoclan di Miano, in cella ininterrottamente dal 1998 e ritenuto mandante di omicidi di camorra. Mai pentito, a differenza dei fratelli collaboratori di giustizia: ora si temono nuovi equilibri e tensioni nella mala dell’area nord di Napoli.
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Terremoto criminale a Miano: l’ultimo storico boss del clan dei “Capitoni”, Giuseppe Lo Russo, ha lasciato il carcere e il regime di 41 bis nel tardo pomeriggio di ieri.

Il capoclan, detenuto ininterrottamente dal 1998, è stato scarcerato dal penitenziario di Terni in esecuzione di un provvedimento che riconosce come già integralmente scontata la sua pena complessiva. Una decisione destinata a far discutere, non solo sul piano giudiziario ma anche su quello degli equilibri criminali nella periferia nord di Napoli.la notizia è stat anticipata oggi dai quotidiani Il Roma e Il Mattino.

Lo Russo, figura di vertice della storica cosca dei “Capitoni” di Miano, era stato per anni indicato dagli inquirenti come uno dei capi più influenti dell’area nord, protagonista della lunga stagione di sangue tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila.

Nel corso del tempo è stato destinatario di numerose condanne per associazione mafiosa, estorsioni, gestione del traffico di droga e faide di camorra, che avevano stratificato un pesante cumulo di pene tale da farlo ritenere destinato a restare detenuto ancora a lungo.

Appena lo scorso anno, il boss era stato nuovamente condannato a vent’anni di reclusione, in abbreviato, per essere stato ritenuto il mandante degli omicidi di Angelo De Caro e Pasquale Bevilacqua, delitti di camorra che, secondo le ricostruzioni investigative, rientravano nella strategia di controllo militare del territorio.

La pena era poi stata ridotta a sedici anni a seguito della rinuncia all’appello, ma, sulla carta, sembrava comunque allungare ulteriormente la sua permanenza in cella.

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Il punto di svolta è arrivato con l’incidente di esecuzione promosso dai suoi difensori, gli avvocati Domenico Dello Iacono e Antonio Abet, affiancati dall’avvocato Andrea Lucchetta. Il collegio difensivo ha sostenuto che l’ultima condanna per il duplice omicidio De Caro-Bevilacqua fosse già stata assorbita nel precedente cumulo di pena, chiedendo che quei sedici anni venissero computati nel primo conteggio complessivo di trent’anni di reclusione. Dopo una lunga battaglia giudiziaria, avviata in seguito al rigetto iniziale dell’istanza da parte della Procura, le argomentazioni dei legali sono state accolte.

Giuseppe Lo Russo era stato detenuto ininterrottamente dal 1998 fino ai primi di ottobre del 2023, quando era stato scarcerato per fine pena dal carcere di Novara. Ma la libertà era durata pochissimi minuti: il boss era stato nuovamente arrestato, appena varcato il cancello del penitenziario, in esecuzione di un decreto di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli proprio per i delitti De Caro-Bevilacqua. Da allora era rimasto in custodia cautelare, poi in esecuzione della nuova condanna, sempre in regime di carcere duro.

Adesso, con il riconoscimento che quella condanna a sedici anni doveva essere ricompresa nel cumulo di trent’anni già scontato, la posizione esecutiva di Lo Russo è stata di fatto azzerata: la pena risulta completamente espiata. Il boss di Miano, mai pentito e sempre rimasto fedele alla linea del silenzio, fa così ritorno in libertà, a differenza dei fratelli Salvatore, Mario e Carlo, da tempo collaboratori di giustizia che hanno contribuito, con i loro verbali, a svelare struttura, affari e omicidi del clan dei “Capitoni”.

La scarcerazione di un capo storico come Lo Russo rischia ora di avere effetti rilevanti sugli equilibri criminali dell’area nord di Napoli, dove negli ultimi anni si sono affermati nuovi gruppi e alleanze, spesso protagonisti di stese, agguati e faide per il controllo delle piazze di spaccio e del racket.

Il ritorno in libertà del vecchio boss potrebbe alimentare tensioni, tentativi di riorganizzazione o scontri tra le varie fazioni, in un territorio già segnato da fragili equilibri e da una presenza radicata della camorra.

Le forze dell’ordine e la Dda seguiranno con attenzione i movimenti e gli assetti del sottobosco criminale di Miano e dei quartieri limitrofi, nella consapevolezza che la liberazione di una figura storica come Giuseppe Lo Russo rappresenta un potenziale detonatore di nuovi scenari di conflitto e di potere nella mala napoletana.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 6 Dicembre 2025 - 18:05 - Giuseppe Del Gaudio

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