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Ai Colli Aminei il varietà napoletano torna in scena: i fratelli Salvetti omaggiano Totò e l'avanspettacolo

Due serate al Teatro CortéSe per riscoprire l'arte dei lazzi, delle macchiette e dell'orchestrina dal vivo. Un viaggio nella tradizione che ha formato i giganti della comicità partenopea
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Sabato 20 e domenica 21 dicembre il Teatro CortéSe di Viale del Capricorno 4, ai Colli Aminei, ospita il debutto di "Facciamoci i lazzi nostri", varietà comico che riporta sul palcoscenico napoletano l'anima autentica dell'avanspettacolo. Protagonisti Luciano e Massimo Salvetti, affiancati da Angela Russo e Daniele Fiorentino, con l'orchestrina diretta dal maestro Gennaro Carbone.

Lo spettacolo, firmato da Raimondo Salvetti, non è un semplice omaggio nostalgico al varietà d'epoca, ma una vera dichiarazione d'amore per un genere che ha fatto la storia del teatro napoletano. I fratelli Salvetti, figli d'arte cresciuti tra quinte e rigorosi tempi scenici, recuperano la lezione dei maestri del Novecento: da Totò a Nino Taranto, da Tecla Scarano a Dolores Palumbo, senza dimenticare le grandi dinastie artistiche dei Maggio e dei De Rege.

La formula del varietà

"Facciamoci i lazzi nostri" intreccia macchiette, scenette, canzoni e farsa secondo la formula classica del varietà napoletano. Al centro della scena l'orchestrina dal vivo, elemento imprescindibile di questa tradizione, che restituisce le sonorità autentiche dell'avanspettacolo. Napoli è presenza costante, evocata attraverso i linguaggi e le atmosfere della grande drammaturgia partenopea, con riferimenti colti alla poesia di Libero Bovio e alle opere di Raffaele Viviani.

I Salvetti confermano così il loro impegno pluriennale nella custodia e trasmissione di un patrimonio scenico che rischia l'oblio. La loro cifra artistica si distingue nel panorama del teatro comico contemporaneo proprio per questa capacità di far vivere la tradizione senza imbalsamarla, praticandola con rigore artigianale e passione.

Memoria attiva sul palcoscenico

Al Teatro CortéSe va in scena un varietà che è memoria attiva, non museo. Un lavoro che dimostra come l'arte dei lazzi, delle battute a tempo e della recitazione popolare continui a parlare al pubblico di oggi, mantenendo intatta la sua forza comica e la sua dignità teatrale.


Fonte REDAZIONE

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