Napoli – "Se i poliziotti trovano me, tu non troverai tuo figlio". È una discesa agli inferi durata ore, scandita dal ritmo angosciante dei messaggi su un telefono cellulare. Nero su bianco, le minacce di morte e la richiesta di un riscatto esorbitante: un milione e mezzo di euro per riabbracciare un ragazzino di soli 15 anni.
Emergono oggi, con la chiusura del cerchio investigativo, i dettagli agghiaccianti del sequestro lampo avvenuto lo scorso 8 aprile 2025 a Napoli. Stamattina, gli uomini della Squadra Mobile della Questura partenopea e i militari della Guardia di Finanza hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare per gli ultimi due presunti componenti del commando, i cugini Renato e Giovanni Franco, legati ai clan di Barra mettendo fine a una vicenda che ha tenuto la città col fiato sospeso.
Il calvario digitale e le minacce
Agli atti dell'inchiesta finiscono le trascrizioni di quella drammatica conversazione via chat tra il padre dell'adolescente e il carceriere. Un dialogo surreale, dove da una parte c'è la preghiera disperata di un genitore ("Per favore fatemi parlare con mio figlio"), e dall'altra la freddezza criminale di chi gestisce una vita umana come merce di scambio.
"Non chiamare la polizia perché non lo vedi più, ci facciamo sentire noi", intimano i sequestratori nelle prime battute. La richiesta economica arriva subito dopo, brutale e diretta: "Prepara un milione e mezzo e non parlare con la polizia, perché non te lo facciamo vedere più".
Il cortocircuito con le forze dell'ordine
Il momento di massima tensione si raggiunge quando i malviventi intuiscono che lo Stato si è già attivato.Potrebbe interessarti
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La strategia dei banditi vacilla. Tentano di fissare un appuntamento per lo scambio, promettendo che il padre potrà "rivedere il figlio", ma la Polizia, che sta monitorando ogni mossa con tecnologie di geolocalizzazione e intercettazioni ambientali, impedisce l'incontro per garantire l'incolumità dell'ostaggio e stringere le manette ai polsi dei responsabili.
La liberazione e gli arresti
La pressione investigativa diventa insostenibile per la banda. La minaccia finale ("Se trovano me, non trovi tuo figlio") si rivela fortunatamente un bluff dettato dal panico. Il 15enne viene rilasciato nei pressi di uno svincolo della Tangenziale di Napoli, terrorizzato ma salvo.
Mentre uno dei sequestratori veniva bloccato poco dopo il rilascio, le indagini sono proseguite sottotraccia per mesi fino al blitz di questa mattina. Con gli arresti odierni, gli inquirenti ritengono di aver smantellato l'intera batteria criminale responsabile di un piano tanto audace quanto fallimentare. Ora la parola passa ai giudici, con un quadro probatorio inchiodato da quelle terribili sequenze di messaggi.















































































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