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La nuova camorra di Scampia: ora è caccia al boss latitante Elia Cancello

Dopo l'arresto di Gennaro Cifarello a Tenerife ora fari puntati sull'ultimo latitante della cosca ovvero il pericoloso boss Elia Cancello
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Con l'arresto di Gennaro Cifarieilo a Tenerife in Spagna si è quasi chiuso del tutto il cerchio al nuovo clan che aveva preso il controllo dei Sette palazzi, allo Chalet Baku e l’Oasi del Buon. pastore di Scampia.

All'appello manca solo quello che è considerato dagli investigatori e indicato dai pentiti come il nuovo boss e il più pericoloso ovvero Elia Cancello.

Il patto delle due generazioni: la vecchia guardia e i nuovi imprenditori del clan

Non c’è stata rottura, ma continuità. Nelle carte della Direzione Distrettuale Antimafia del 2024–2025, il passaggio di consegne tra la vecchia guardia e la nuova generazione dei clan di Scampia e Secondigliano appare come una lenta trasformazione genetica, più che come una rivoluzione.

Un processo studiato nei minimi dettagli dietro le sbarre di Secondigliano e Santa Maria Capua Vetere, dove gli anziani reggenti — Elia e Maurizio Cancello, Gennaro Cifariello e il padre Ferdinando, Luigi Diano detto Cicciotto, Enzo Notturro — hanno preparato il terreno per i giovani destinati a raccoglierne l’eredità.

Gli atti giudiziari parlano chiaro: il potere non si è mai fermato al di là delle mura carcerarie. Intercettazioni ambientali e colloqui monitorati dagli agenti del GOM raccontano una catena di comando intatta, trasmessa attraverso i metodi di sempre — pizzini, messaggi in codice, sguardi d’intesa durante le visite familiari.

Secondo una informativa della DDA di Napoli, “i detenuti mantenevano contatti diretti con l’esterno tramite biglietti scritti a mano consegnati durante i colloqui, contenenti indicazioni su piazze di spaccio, accordi economici e alleanze criminali”.

Uno di quei pizzini, sequestrato nel giugno 2024 nella sezione di Alta Sicurezza del carcere di Secondigliano, riportava parole che oggi suonano come una dichiarazione d’intenti:

«’E criature so’ pronte. Devono solo imparare a tenere il profilo basso. I soldi arrivano senza sparare.»

Quella frase — secondo gli inquirenti attribuibile a Luigi Diano — segna il cambio d’epoca: la nuova camorra imprenditoriale nasce dalle direttive dei vecchi boss.
Gli stessi che, fino al 2016, controllavano piazze di spaccio e vendette di sangue, ora insegnano ai giovani come muoversi tra gare d’appalto, cooperative e subappalti “pilotati”.

La DDA individua tre nuclei familiari su cui si è innestato il passaggio generazionale:

La famiglia Cancello, da sempre riferimento del gruppo Amato-Pagano nell’area del Lotto G; il gruppo Diano, radicato nei Sette Palazzi e specializzato nella gestione delle piazze di droga e nel riciclaggio attraverso piccole imprese edili; e il circuito dei Notturno, figure storiche che oggi fanno da garanti e consiglieri.

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Secondo i verbali del collaboratore Raffaele Paone, detto Rafaniello, “i giovani del clan non hanno bisogno di ordini, hanno ricevuto un modello”.
Un modello basato sul silenzio, sull’apparente normalità e sull’uso di strumenti legali come copertura: imprese, cooperative di quartiere, società intestate a donne e parenti insospettabili.

I pizzini, recuperati nelle perquisizioni del 2024 e del 2025, contenevano indicazioni economiche precise: cifre, nomi di ditte, riferimenti a “forniture” e “servizi”.
Non più la geografia delle piazze di spaccio, ma quella dei cantieri e dei subappalti pubblici.
Eppure il linguaggio era lo stesso di sempre, fatto di soprannomi, codici numerici e abbreviazioni.
In uno dei biglietti sequestrati nel carcere di Secondigliano — oggi agli atti del processo— si leggeva: «Il ragazzo di Melito deve stare attento a quelli di Casoria. Hanno fame e non rispettano i patti. Avvisalo che i lavori si fanno solo se passa da noi.»

Dietro il “ragazzo di Melito” si nascondeva, secondo gli inquirenti, un giovane imprenditore vicino al gruppo Diano, incaricato di gestire l’ingresso di alcune imprese in appalti di pulizia e manutenzione stradale.
Un modo per estendere il controllo del clan oltre le piazze, fino agli uffici comunali.

Paone, nei verbali resi tra novembre e dicembre 2024, ricostruisce il senso di questa nuova alleanza intergenerazionale: «Elia (Cancello) era come un padre per quelli nuovi. Li mandava avanti, ma sempre sotto il controllo dei vecchi. Tutto quello che facevano doveva passare per Cicciotto o per Enzo Notturro. Nessuno agiva da solo.»

Questa organizzazione “a doppia corsia” ha permesso ai clan di mantenere stabilità anche durante le fasi di massima pressione investigativa.

Mentre i boss impartivano direttive dal carcere, i giovani curavano i contatti con le imprese, cercavano nuovi canali di riciclaggio, reinvestivano i proventi in attività apparentemente pulite: edilizia, ristorazione, autolavaggi, servizi ambientali.
Tutto tracciato, tutto formalmente legale — ma con la stessa logica di dominio territoriale che aveva caratterizzato la camorra di vent’anni fa.

Secondo la DDA, questo equilibrio tra vecchi e giovani ha creato una nuova stagione di pax criminale tra Scampia e Secondigliano, frutto non di pace morale ma di convenienza economica. Il sangue, questa volta, non serve più.

Basta un documento firmato, un appalto aggiudicato, una percentuale assicurata. Nel linguaggio dei nuovi boss, “la piazza” è diventata “il cantiere”.
E i pizzini che un tempo decidevano le guerre di camorra, oggi regolano gli affari.

7.continua

(nella foto da sinistra Elia Cancello, il fratello Maurizio, Ferdinando Cifariello e il figlio gennaro)

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 21 Novembre 2025 - 15:52 - Giuseppe Del Gaudio

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