San Paolo Bel Sito - Sembra l’incipit di un film americano intriso di violenza domestica, rancori antichi e drammi familiari mai risolti, e invece è una storia vera, consumata in pochi minuti tra le pareti di una casa qualunque. San Paolo Bel Sito, paese tranquillo della provincia di Napoli, si è trovato travolto da un incubo: una ragazza di 23 anni, Noemi Riccardi, uccisa a coltellate, e il fratello maggiore, Vincenzo, 25 anni, fermato dai carabinieri con l’accusa di omicidio.
Dietro la porta di quell’abitazione, nella normalità di un pomeriggio come tanti, qualcosa si spezza. Tra i due fratelli, secondo le prime ricostruzioni, esplode una lite, l’ennesima forse, di quelle che lasciano nell’aria parole pesanti e silenzi lunghi. Stavolta però la tensione non rientra: la discussione degenera, la voce si alza, il gesto oltrepassa il limite.
In cucina – o forse nel corridoio, sarà l’indagine a definirlo – compare un coltello. L’arma che in pochi istanti trasforma un contrasto familiare in una tragedia irreparabile. I fendenti raggiungono Noemi al corpo, più di una volta, con una violenza che racconta meglio di qualsiasi parola la furia di quei secondi. Quando tutto si ferma, la ragazza è a terra, esanime.
È a questo punto che la storia prende una piega ancora più agghiacciante. Vincenzo, con il corpo della sorella davanti agli occhi, non scappa, non tenta di cancellare le tracce. Afferra il telefono e compone il numero della madre, che in quel momento non è in casa. Avvia una videochiamata: dall’altro lato dello schermo, la donna si ritrova davanti l’immagine che nessun genitore dovrebbe mai vedere, quella della figlia riversa a terra, senza vita.
In quel collegamento improvvisato, tra singhiozzi, frasi spezzate, forse accuse e implorazioni, si consuma un altro pezzo del dramma. Non ci sono testimoni esterni, solo la memoria di chi ha visto, che diventerà parte del racconto agli inquirenti. Per la madre, ogni secondo di quella chiamata resterà una ferita incisa nella mente.
Chiusa la videochiamata, il giovane compone il 112. La voce all’altro capo del filo sente poche parole, ma chiarissime: Vincenzo dice di aver “accoltellato a morte” la sorella. Non ci sono giri di frase, non c’è un tentativo di negare o minimizzare. La macchina dei soccorsi e delle forze dell’ordine si mette subito in moto.
Quando i carabinieri della compagnia di Nola arrivano sul posto, la scena è ferma, immobile, come un fotogramma. Noemi è ancora lì, a terra, il corpo senza vita, mentre il fratello è nell’abitazione, ad attenderli. Non tenta di fuggire, non si barrica, non oppone resistenza. Ai militari conferma quello che ha già detto al telefono: “Sono stato io”.
Parla di un “raptus di follia”, di un momento in cui la ragione si sarebbe spenta, lasciando spazio solo all’impulso.Potrebbe interessarti
Toccherà agli inquirenti stabilire se si sia trattato davvero di un gesto improvviso o dell’epilogo di un conflitto familiare più lungo e sotterraneo.
Nell’appartamento scattano i rilievi: l’arma del delitto viene repertata, ogni traccia fotografata, ogni dettaglio fissato per diventare prova. Ogni macchia, ogni oggetto fuori posto contribuisce a ricomporre la sequenza esatta di ciò che è accaduto. Ogni minuto di quella giornata, dal primo litigio all’ultima telefonata, sarà passato al setaccio.
Vincenzo viene accompagnato negli uffici della compagnia dei carabinieri di Nola. Lì lo attende il pubblico ministero, che dovrà ascoltare il suo racconto, confrontarlo con i dati oggettivi, con le testimonianze, con il referto del medico legale. In quelle stanze si decide il suo futuro, mentre in un’altra stanza, poco distante, il corpo di Noemi viene affidato alle procedure di rito, in un silenzio che pesa più di qualunque urlo.
La Procura di Nola coordina le indagini, i magistrati dovranno anche decidere se disporre accertamenti psichiatrici sul giovane, per capire se dietro le sue parole sul “raptus” ci sia una reale fragilità mentale o solo il tentativo di spiegare l’inspiegabile.
Fuori da quella casa, intanto, il paese osserva in silenzio. I vicini raccontano di urla, di sirene, di lampeggianti nella notte, e poi di un brusio continuo di domande a cui è difficile dare risposta. A San Paolo Bel Sito tutti sanno chi erano Noemi e Vincenzo, li hanno visti crescere, li hanno incrociati per strada, al bar, in piazza. Oggi quei volti noti si trasformano, nella memoria collettiva, nelle figure di una tragedia che nessuno avrebbe mai immaginato così vicina.
In poche ore una famiglia è stata distrutta: una figlia morta, un figlio accusato di averla uccisa, due genitori travolti da un dolore doppio e inconciliabile. Da una parte il lutto per la perdita di Noemi, dall’altra lo smarrimento per il gesto di Vincenzo, che resterà per sempre il loro ragazzo e, allo stesso tempo, il presunto assassino della sorella.






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