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San Giorgio, Amaral dichiarazioni choc: "Renato Franco andava a mangiare con un noto politico..."

Il racconto del presunto basista del 15enne: cene, pratiche accelerate, regali di lusso e un “ufficio” privato dove imprenditori e amministratori si sarebbero incontrati con l’uomo ritenuto come vicino ai clan
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L'inchiesta sul sequestro lampo di aprile scorso del figlio minorenne dell'imprenditore di San Giorgio a Cremano, Pino Maddaluno ha fatto aprire agli investigatori due nuovi filoni di indagine.

Uno riguarda i presunti rapporti con i politici locali anche importanti, di Renato Franco, 28 anni e indicato come uomo vicino al clan Aprea di Barra. L'uomo ieri è stato arrestato insieme con il giugno Giovanni Franco di 25 anni. In quanto il primo indicato come mandante ed il secondo come esecutore del rapimento insieme con il giovane Antonio Amaral Pacheco de Olivera, arrestato subito dopo il rilascio del ragazzo e detenuto da allora.

Amaral, che è stato anche dipendente dello stesso Maddaluno, ha rilasciato delle dichiarazioni che hanno consentito agli investigatori di avere altre conferme investigative rispetto al rapimento e che hanno portato all'emissione dell'ordinanza cautelare firmata dal gip Fabrizia Fiore che ieri ha fatto scattare le manette ai polsi dei due cugini Renato e Giovanni Franco.

Ci sono due verbali di dichiarazioni di Amaral contenuti nell'ordinanza che aprono gli scenari investigativi sui rapporti tra Renato Franco e alcuni personaggi eccellenti della politica locale.

In un verbale dell'11 luglio scorso Amaral dice agli investigatori della Dda di napoli:  "Renato Franco mi diceva che gli capitava di andare a mangiare con ...omissis". Si tratta di un personaggio politico di San Giorgio molto noto e che viene anche riconosciuto in foto.

Ma era stato nel verable del 30 giugno in cui Amaral aveva parlato con maggiore dovizia di particolare dei rapporti di Renato Franco con i politici locali.

L’“ufficio” privato e le cene con i politici

Amaral descrive un luogo che lui stesso definisce “ufficio” di Renato Franco, in realtà una stanza con scrivania e sedie all’interno dell’abitazione del padre di quest’ultimo.

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In quella stanza, secondo il racconto, si sarebbero susseguiti incontri con amministratori locali e persone dall’aria “da imprenditori”, non riconosciute ma considerate appartenenti a un ambiente ben diverso dalla strada.

Il giovane riferisce di aver visto più volte un noto amministratore cittadino recarsi da quello che indica come il suo referente, utilizzando uno scooter di grossa cilindrata, e di aver notato gli stessi soggetti intrattenersi anche nei pressi del municipio, in piazza centrale del paese. Racconta inoltre che Renato Franco sosteneva di “poter fare tutto” in città perché “legato alla politica” e che questa influenza sarebbe stata sfruttata per accelerare la pratica di residenza della sua compagna.

Pratiche, favori e regali di lusso

Nelle dichiarazioni confluite nell’ordinanza, il testimone spiega di aver consegnato più volte, per conto dell’indagato, atti e documenti a un’agenzia di servizi e allo stesso esponente politico locale. A quest’ultimo avrebbe portato anche una bottiglia di Champagne/Armagnac dal valore di circa 700 euro, consegnata in piazza, ipotizzando che il destinatario avesse un proprio tornaconto nella gestione delle “pratiche burocratiche”.

Amaral collega a quell’intermediazione la rapidità con cui sarebbe stata risolta la questione della residenza della compagna, grazie al numero di un politico di un quartiere limitrofo fornitogli proprio da Renato Franco. In un verbale successivo precisa il cognome di un altro politico locale, descritto come già candidato alla carica di primo cittadino e oggi schierato con l’attuale amministrazione, pur senza sapere quale incarico formale ricopra.

Le dichiarazioni del giovane non si fermano agli episodi di intermediazione, ma delineano un quadro più ampio di presunti rapporti strutturati tra l’indagato e i “salotti buoni” della politica locale. L’immagine che ne esce è quella di un soggetto che, forte dei legami con la criminalità organizzata, avrebbe cercato sponde negli uffici pubblici per consolidare il proprio potere sul territorio.

Ora spetterà ai magistrati della Dda e agli investigatori verificare riscontri oggettivi su incontri, telefonate, pratiche amministrative e flussi di denaro o utilità, per capire se dietro al sequestro lampo e alle relazioni descritte dal testimone si nasconda un sistema stabile di scambio tra criminalità e pezzi delle istituzioni locali.

(nella foto un frame estratto dal video del rapimento del 15enne e nei riquadri da sinistra in alto Renato Franco, Giovanni Franco e Antonio Amiral)

 

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 27 Novembre 2025 - 10:50 - Giuseppe Del Gaudio

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