Piazze piene, bandiere al vento e la rabbia di chi pedala ogni giorno per consegnare cibo e medicine, ma si sente dimenticato. Venerdì 7 novembre i rider autonomi hanno invaso otto città italiane – Roma, Napoli, Firenze, Bari, Palermo, Catania, Trapani e Chioggia – per rivendicare quello che considerano un diritto negato: il rinnovo del contratto collettivo siglato nel 2020 con l'Ugl e mai più aggiornato.
Il grido d'allarme da piazza Santi Apostoli
A Roma, in una affollatissima piazza Santi Apostoli, il segretario generale dell'Ugl Paolo Capone ha rivendicato la portata storica di quell'accordo, il primo del genere in Europa. "È stato un contratto rivoluzionario. Non esiste in tutta Europa qualcosa di simile. Un pacchetto che consente ai rider di reclamare i propri diritti, ed è la prima volta che accade", ha dichiarato Capone davanti a centinaia di lavoratori.
Ma quella conquista, a distanza di cinque anni, è diventata carta straccia. "Il mancato rinnovo ha comportato una negazione del diritto ad avere una revisione dei compensi e un aggiornamento delle condizioni normative", ha spiegato Gianluca Mancini, segretario generale di Ugl Rider.
Il contratto, nato come sperimentale, era stato pensato per tutelare i rider autonomi con migliori retribuzioni, maggiore sicurezza e una cornice normativa chiara.Potrebbe interessarti
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Un prezzo pagato a caro prezzo
Capone non ha nascosto il costo di quella battaglia sindacale: "Per questo contratto le sedi dell'Ugl in Italia sono state attaccate e vandalizzate. Abbiamo pagato pegno, ma era un lavoro sacrosanto". Oggi, con il contratto fermo al 2020, i rider si trovano senza gli strumenti per difendersi dall'inflazione, dai rischi sul lavoro e dalle condizioni sempre più precarie.
Lavoratori invisibili, ma essenziali
"Molti pensano che sia il lavoro dei fantasmi", ha aggiunto Capone, "invece è un lavoro socialmente utile che consente a tante famiglie di avere il supporto di chi porta da mangiare, medicine o qualsiasi altra cosa necessaria". Un esercito di invisibili che ogni giorno sfida il traffico, il maltempo e i bassi compensi per garantire servizi essenziali.
La protesta ha toccato anche i simboli delle città coinvolte: da piazza del Plebiscito a Napoli alle strade di Palermo e Bari. In diverse città – Roma, Napoli e Palermo – i rappresentanti sindacali sono stati ricevuti dai prefetti, segno che l'allarme è arrivato anche alle istituzioni.
La richiesta è chiara: riaprire subito il tavolo con le piattaforme di delivery per rinnovare un accordo che ha fatto storia, ma che oggi rischia di essere solo un ricordo.






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