

Una immagine del rapimento
Napoli - Si chiude con due nuovi arresti l'inchiesta sul sequestro di persona che l'8 aprile 2025 scosse San Giorgio a Cremano. Gli agenti della Squadra Mobile di Napoli hanno infatti eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal gip Fabrizia Fiore nei confronti di Renato Franco, 28 anni, e del cugino Giovanni Franco, 25 anni, accusati di aver fatto parte del commando che rapì a scopo di estorsione il figlio quindicenne di un imprenditore titolare di un autolavaggio.
L'operazione, coordinata dalla Squadra Mobile di Napoli e dal Nucleo Pef della Guardia di Finanza, ha posto fine a mesi di indagini serrate che hanno ricostruito ogni dettaglio della vicenda. Il terzo componente della banda, Amaral Pacheco De Oliveira, 25 anni, era già stato arrestato il giorno stesso del sequestro grazie al monitoraggio delle comunicazioni tra i rapitori e il padre della vittima.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il giovane fu prelevato con violenza in pieno giorno. Il commando agì con determinazione: Mattia Maddaluno venne letteralmente trascinato a forza all'interno di un furgone, mentre Giovanni Franco brandiva una pistola per intimidire i testimoni presenti.
I rapitori indossavano maschere per non farsi riconoscere. Renato Franco, ritenuto l'organizzatore del sequestro, seguiva l'operazione a distanza per assicurarsi che tutto procedesse secondo i piani.
Il ragazzo rimase sequestrato per diverse ore, tenuto legato al buio e incappucciato. Solo dopo le trattative per il riscatto venne liberato nei pressi dello svincolo di Licola sulla tangenziale di Napoli.
La svolta arrivò grazie alle intercettazioni. Gli investigatori individuarono il punto di incontro fissato dai rapitori nei pressi di un hotel a Pozzuoli e bloccarono Amaral Pacheco De Oliveira. L'uomo aveva in tasca il cellulare utilizzato per contattare il padre del 15enne e richiedere il riscatto, lo stesso telefono con cui comunicava con i complici.
Le successive indagini hanno documentato i tentativi di Renato Franco di comprare il silenzio di Amaral Pacheco De Oliveira: l'organizzatore del sequestro avrebbe consegnato denaro alla compagna dell'arrestato e pagato le spese legali per la sua difesa.
Gli inquirenti hanno ricostruito i collegamenti tra i Franco e ambienti della criminalità organizzata locale. Renato Franco risulta legato al clan Attanasio, mentre dalle annotazioni della polizia giudiziaria emerge che frequentava soggetti riconducibili ai clan Aprea-Cuccaro. Anche Giovanni Franco manteneva contatti con esponenti del clan Attanasio.
L'ordinanza cautelare sottolinea "l'efferatezza" con cui il delitto venne commesso e la "freddezza" mostrata dagli indagati, che non hanno manifestato alcun pentimento. Le indagini hanno inoltre fatto emergere altre attività illecite: richieste estorsive di denaro accompagnate da minacce implicite sui collegamenti con i clan della zona e operazioni di fatturazione per operazioni inesistenti, con tutta probabilità finalizzate al riciclaggio.