Usavano le leve più crudeli: la paura per un figlio in pericolo o il timore di un guaio con la giustizia. Un terzetto di presunti truffatori, specializzato nel colpire la fascia più vulnerabile della popolazione, è stato fermato sabato a Imola dagli agenti del Commissariato di Polizia. Un uomo di origini pugliesi (Manfredonia) ma residente a Ferrara e due donne di Napoli sono stati arrestati con la pesante accusa di tentata truffa pluriaggravata in concorso.
L'indagine: pedinati da Napoli
L'operazione è scattata grazie a un'attenta attività di indagine. Gli investigatori del Commissariato imolese avevano acquisito informazioni cruciali: un'auto a noleggio, già nota alle forze dell'ordine perché utilizzata da persone dedite a questo tipo di reati, era partita da Napoli e puntava dritto verso l'Emilia.
La "batteria" (così vengono chiamati in gergo i gruppi criminali specializzati in reati predatori) non sapeva di essere monitorata. Gli agenti hanno seguito la vettura fino a via Villa Clelia, a Imola. Qui, i tre sono scesi, si sono introdotti con fare sospetto in un condominio e ne sono usciti frettolosamente pochi istanti dopo.
A quel punto, temendo che un colpo fosse appena stato messo a segno, i poliziotti sono intervenuti bloccandoli e conducendoli in ufficio per accertamenti.
Le tecniche: dal finto finanziere al finto incidente
La ricostruzione degli inquirenti ha permesso di sventare tre distinti tentativi di raggiro, tutti falliti grazie alla prontezza delle vittime o all'intervento della Polizia.Potrebbe interessarti
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Il primo obiettivo era un anziano di 82 anni, residente proprio nel palazzo di via Villa Clelia dove i tre erano stati visti entrare. Altri due tentativi sono stati registrati ai danni di una coppia di pensionati in via del Condotto e di un'altra anziana residente nella frazione di Sesto Imolese.
I metodi utilizzati erano subdoli e collaudati:
Il finto finanziere: A una delle vittime, i truffatori hanno raccontato che era stata commessa una rapina in gioielleria e che l'auto usata per la fuga risultava intestata a lei. Con la scusa di dover "verificare" i beni, chiedevano all'anziano di mostrare tutti gli oggetti preziosi e l'oro custoditi in casa.
Il finto incidente: L'inganno più crudele. In un altro caso, hanno contattato telefonicamente la vittima annunciando che la figlia aveva appena investito una bambina, ora in fin di vita. Per "risolvere" la situazione, evitando il carcere alla figlia e pagando un intervento chirurgico urgente, servivano immediatamente soldi e gioielli.
Fortunatamente, nessuno degli anziani è caduto nella trappola.
Al termine delle formalità di rito, l'autorità giudiziaria ha disposto per l'uomo la misura degli arresti domiciliari (che sconterà a Ravenna), mentre per le due complici è scattato il divieto di ritorno nella città metropolitana di Bologna.






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