napoli - – Un lungo applauso, silenzioso e carico di rispetto, ha accompagnato l’uscita della bara di Aniello “Nello” Scarpati, il poliziotto di 56 anni morto nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre durante un intervento di pattuglia a Torre del Greco. La sua volante è stata centrata da un Suv: uno schianto violento, senza possibilità di scampo.
Oggi, nella chiesa cristiana evangelica ADI di via Fra’ Gregorio Carafa, a Napoli, la sua famiglia, i colleghi e l’intera comunità hanno dato l’ultimo saluto a un giovane agente descritto da tutti come “il poliziotto di tutti”.
Tra le lacrime, ma con voce ferma, la moglie, Eliana Donadoni, ha voluto ricordarlo davanti alle autorità e alla folla radunata sul sagrato:“Sono orgogliosa di essere la moglie di un poliziotto. Mio marito è nato con la divisa ed è morto con la divisa. Sarà sempre nei nostri cuori, lo amerò per sempre. Chi lo ha ucciso, pagherà”.
Accanto a lei, il figlio Daniel, ancora troppo piccolo per comprendere appieno il peso di quel momento.Potrebbe interessarti
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“Sarò orgogliosa, e lo sarà anche lui. Daniel sarà all’altezza di suo padre”.
La chiesa era gremita non solo di familiari e amici, ma anche delle massime cariche dello Stato: il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il capo della Polizia Vittorio Pisani, il cardinale di Napoli Mimmo Battaglia, il prefetto Michele di Bari e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Un abbraccio istituzionale e umano attorno a una famiglia spezzata e a un’intera comunità ferita.
Scarpati, ricordano i colleghi, era un agente giovane ma già punto di riferimento: “sempre il primo a offrire una mano”, “uno che credeva nella divisa come missione, non come lavoro”.
Un ragazzo innamorato del suo mestiere e della sua città.
Ora resta un dolore che brucia, ma anche un ricordo che pretende giustizia. E una promessa, sussurrata tra le lacrime di una moglie che ha perso il compagno di vita ma non la sua dignità: “Nello resterà sempre con noi. È stato un marito, un padre e il poliziotto di tutti”.





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