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Napoli, la guerra dei baby camorristi: il mistero del colpo perfetto che ha uccio Pio Marco Salomone

Il 19enne, già noto alle forze dell’ordine, è stato centrato alla fronte mentre era in auto. Ma la versione degli amici non convince gli investigatori: killer professionista o depistaggio? Sullo sfondo la faida feroce tra i giovanissimi dei clan Mazzarella e Contini.
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Pio Marco Salomone, 19 anni, un passato già segnato da arresti, frequentazioni pericolose e un nome noto alle forze dell’ordine, è l’ultima vittima della guerra sotterranea che da mesi incendia Napoli.

Una guerra combattuta non dai vecchi padrini, ma da “paranze” di baby camorristi legati – direttamente o come satelliti – ai clan Mazzarella e Contini, impegnati in un braccio di ferro per il controllo dello spaccio e della movida.

Il ragazzo è stato ucciso nella notte, sotto gli occhi delle telecamere, nei pressi della sala giochi Planet di via Generale Francesco Pinto, nel quartiere Arenaccia. Era in auto, in transito, quando un proiettile lo ha colpito dritto alla fronte.

Ed è proprio questo dettaglio fa porre domande agli investigatori: colpo fortunato o mano esperta?

Gli amici della vittima sostengono che l’agguato sia stato improvviso e casuale, quasi come se Salomone fosse finito nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma la loro versione non convince affatto gli uomini della Squadra Mobile.

Se davvero il proiettile ha centrato la fronte con un’auto in movimento, spiegano gli inquirenti, ci troviamo di fronte a un tiratore addestrato, non certo a uno dei tanti giovani armati che scorrazza per la città.

Le immagini delle telecamere e la perizia balistica serviranno a sciogliere il nodo:killer professionista o racconto manipolato?

Un obiettivo annunciato

Le indagini, coordinate dalla Mobile, puntano verso una sola conclusione: il bersaglio era proprio lui, Pio Marco Salomone.

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Un regolamento di conti rimasto sospeso e chiuso con un colpo secco, forse l’epilogo di un’escalation che da mesi vede in campo giovanissimi pronti a tutto pur di conquistare una piazza di spaccio o accreditarsi presso i boss più anziani.

Il profilo della vittima: una “testa calda” nella rete della baby camorra

Salomone abitava nei pressi di piazza Carlo III, a poca distanza dal luogo dell'agguato. Nonostante la giovane età, era già classificato dagli investigatori come una “testa calda”, avvezza agli ambienti dello spaccio e coinvolta in rapporti opachi con i gruppi della nuova camorra giovanile.

Il suo nome era finito sui taccuini della cronaca nell’agosto 2024, quando i carabinieri fecero irruzione nel Parco Geco di via Michele Guadagno, a Sant’Eframo Vecchio. In quell’operazione furono sequestrate cocaina rosa, marijuana e una pistola semiautomatica calibro 7,65. Con lui furono arrestati altri due giovanissimi, di 18 e 21 anni.

Quell’intervento arrivò a pochi giorni dall’agguato fallito del 23 luglio: una pioggia di venti colpi esplosi da un commando in piazza Sant’Eframo Vecchio, luogo abitualmente frequentato da Salomone e dai suoi amici.

Non una “stesa”, chiarirono gli investigatori, ma un vero tentato omicidio: il gruppo armato infatti aveva insegnato la vittima per decine di metri, senza però riuscire a colpire il bersaglio.

La guerra tra baby clan

Il delitto dell’Arenaccia porta l’ennesima firma della guerra tra le baby gang dei clan Mazzarella e Contini. Una guerra combattuta con dinamiche da narcos, in cui i protagonisti – ragazzini poco più che maggiorenni – agiscono con temerarietà, fame di potere e nessuna percezione delle conseguenze.

Pio Marco Salomone lo sapeva: la sua vita era ormai intrecciata a doppio filo con una faida dove o si spara o si muore. Stanotte, per lui, il conto è arrivato.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 22 Novembre 2025 - 17:31 - Giuseppe Del Gaudio

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