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Napoli, esplosione del prototipo in Tangenziale: 6 a processo

Ignorati gli allarmi sulle batterie: due morti nel test di un’auto “green” del progetto Life Safe
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Napoli— Due vite spezzate, una sperimentazione mancata e una serie di allarmi inascoltati. A un anno e mezzo dall’esplosione del prototipo sulla Tangenziale di Napoli che costò la vita a Maria Vittoria Prati e al giovane tirocinante Fulvio Filace, il caso arriva in aula. Il gup Ambra Cerabona ha rinviato a giudizio sei persone con l’accusa di omicidio colposo.

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Secondo la Procura di Napoli, i sei imputati avrebbero ignorato segnali evidenti di criticità all’interno del progetto “Life Safe”, un’iniziativa di ricerca volta a sviluppare auto elettriche alimentate da fonti rinnovabili.

L’incidente risale al 23 giugno 2023, quando una Volkswagen Polo prototipo, impegnata in una prova su strada, prese fuoco ed esplose dopo pochi minuti, uccidendo la ricercatrice del Cnr e il suo collaboratore.

A processo andranno Gianfranco Rizzo, 73 anni, ex docente dell’Università di Salerno e responsabile scientifico del progetto, Matteo Marino, ex amministratore della società “e-ProInn srl”, i dipendenti della “Mecaprom Technologies Corporation Italia srl” Enrico Bianconi, Claudia Bonaccorso e Gregorio Iuzzolino, oltre a Francesco Tiano, ricercatore del dipartimento di Ingegneria dell’ateneo salernitano. L’udienza iniziale è fissata per il 20 gennaio.

Le famiglie delle vittime si sono costituite parte civile: quella di Filace rappresentata dall’avvocato Fabio Russo, quella della dottoressa Prati dall’avvocato Ivan Filippelli. Parte civile anche il Cnr e l’Università di Salerno, per tutti gli imputati tranne Rizzo.

Dalle indagini coordinate dal pm Manuela Persico emergono dettagli inquietanti: numerose mail interne, acquisite dalla polizia giudiziaria, avrebbero segnalato sin dalle prime fasi del progetto problemi legati alla batteria al litio, componente poi montato sull’auto senza test adeguati.

La consegna del prototipo alla professoressa Prati sarebbe avvenuta — secondo la ricostruzione accusatoria — senza informarla delle criticità note, violando così le più elementari norme di sicurezza.

Il processo dovrà chiarire se l’entusiasmo per un progetto “green” sia costato due vite umane a causa di negligenze tecniche e omissioni documentate.

@RIPRODUZIONE RISERVATA
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Commenti (2)

È triste vedere come la ricerca possa portare a questi incidenti gravi. Le responsabilità devono essere accertate, ma ci vuole anche attenzione su come vengono gestiti progetti così innovativi e potenzialmente pericolosi.

La questione di questa tragedia è molto complessa e si può vede che ci sono tanti errori che potevano essere evitati. Le famiglie meritano giustizia per quello che è successo, speriamo che il processo faccia chiarezza.

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