Napoli – Prometteva di ricucire il filo spezzato con l'Aldilà, di portare un ultimo messaggio di conforto da parte di figli, mariti o genitori scomparsi.
Ma il "miracolo", trasmesso in diretta su piattaforme social seguite da migliaia di persone, aveva un prezzo preciso: donazioni digitali, convertibili in denaro contante, che in alcuni casi hanno prosciugato i conti delle vittime fino a 700 euro.
È l'accusa mossa a una sedicente sensitiva napoletana, finita nel mirino della Procura dopo la denuncia congiunta di cinque donne.Potrebbe interessarti
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Il Teatro degli orrori in streaming
Secondo quanto ricostruito nelle denunce, il modus operandi era rodato e spietato. Tutto avveniva alla luce del sole, o meglio, della ring light delle dirette social. La donna, sfruttando la disperazione di chi vive un lutto recente, affermava di "sentire" le anime dei defunti.
Per rendere la messinscena più credibile, in alcuni casi si sarebbe avvalsa della complicità della figlia per simulare voci contraffatte, spacciandole per interventi soprannaturali.Ma la truffa non si limitava all'inganno. La gestione delle live era affidata a un team di "moderatrici" che, come buttafuori digitali, esercitavano una pressione psicologica costante. Chi donava veniva blandito e rassicurato; chi smetteva di inviare denaro o tentava di abbandonare la connessione veniva preso di mira, bullizzato e umiliato pubblicamente davanti alla platea virtuale, in una spirale di manipolazione definita dalle vittime "lesiva della dignità emotiva".
La falsa divisa
L'aspetto più inquietante della vicenda risiede nella costruzione dell'autorevolezza della truffatrice. Una delle denuncianti ha rivelato agli inquirenti che la fiducia cieca riposta nella donna derivava da una menzogna calcolata: la presunta medium si presentava falsamente come psicologa impiegata in un centro antiviolenza. Una qualifica che, agli occhi di persone fragili e traumatizzate, rappresentava una garanzia di competenza, etica e protezione, inducendole ad abbassare ogni difesa razionale.
Il caso ha sollevato l'indignazione dell'associazione "La Battaglia di Andrea", da sempre in prima linea per la tutela delle fragilità, che sta fornendo supporto legale e psicologico alle parti lese. L'indagine ora punta a chiarire l'esatta estensione del giro d'affari e a identificare eventuali altre vittime rimaste nell'ombra, intrappolate nel dolore e nel timore di denunciare l'abuso subito






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