Il Napoli non ci sta e reagisce con toni tranchant al rinvio a giudizio disposto dal Gup di Roma contro Aurelio De Laurentiis e Andrea Chiavelli. In una nota ufficiale, la società azzurra parla apertamente di «stupore e sconcerto» per una decisione che giudica incomprensibile, visto che – sottolinea – le consulenze tecniche di altissimo livello hanno «inequivocabilmente provato la correttezza dell'operato della società».
Il club si dice «sereno e fiducioso» sulle sorti del procedimento, la cui prima udienza è stata fissata per il 2 dicembre 2026, più di un anno da oggi. Un lasso di tempo che il Napoli intende utilizzare per dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati.
Le accuse e la difesa
L'inchiesta riguarda presunte irregolarità nelle iscrizioni in bilancio di alcune operazioni di mercato e nei trasferimenti di calciatori. Secondo l'accusa, queste manovre avrebbero generato plusvalenze fittizie. Tuttavia, la società sottolinea un particolare significativo: «La stessa accusa ha correttamente riconosciuto, nel corso della propria requisitoria, che la Sscn non ha tratto alcun vantaggio dalle operazioni contestate».
Un elemento che la difesa considera centrale e che alimenta il «sconcerto» per il rinvio a giudizio.Potrebbe interessarti
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Il precedente dell'Inter
Nel comunicato, il club partenopeo tira in ballo un precedente giudiziario che ritiene emblematico. «In relazione a una contestazione perfettamente sovrapponibile derivata dal medesimo fascicolo di indagine, i pubblici ministeri di Milano hanno già richiesto l'archiviazione del procedimento per l'Inter», si legge nella nota.
Un riferimento chiaro: se per il club nerazzurro la Procura di Milano ha chiesto l'archiviazione, perché per il Napoli si procede verso il processo? Una domanda retorica che anticipa la linea difensiva: se le accuse sono le stesse, anche l'esito dovrebbe essere identico.
Ora cosa succede
Con l'udienza fissata a oltre dodici mesi di distanza, il Napoli ha tempo per preparare la propria strategia difensiva. La società annuncia di voler «combattere» per ristabilire la verità e pulire la propria reputazione. Intanto, il mondo del calcio osserva con attenzione: il caso potrebbe avere ripercussioni su altre società indagate per plusvalenze, in un momento in cui la finanza nel calcio è sotto la lente d'ingrandimento di magistrati e autorità di vigilanza.






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