

Nella foto il boss Michele Mazzarella o' fenomeno
Si apre un nuovo capitolo giudiziario nella lotta alla camorra dell'area vesuviana. È iniziato oggi, davanti al GIP Francesca Bardi, il processo con rito abbreviato per 21 persone ritenute esponenti di due gruppi criminali attivi tra Somma Vesuviana e Sant'Anastasia e direttamente collegati al potente clan Mazzarella di Napoli.
L'operazione che ha portato agli arresti risale al maggio scorso, quando i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, eseguirono un'ordinanza di custodia cautelare.
Diciannove degli indagati finirono in carcere, mentre per due furono disposti gli arresti domiciliari. Le accuse sono pesanti e vanno dall'associazione di tipo mafioso al traffico di droga, passando per detenzione di armi, spaccio e tentata estorsione, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.
Le indagini, condotte per tutto il 2024 e basate in gran parte su intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno fatto luce sulla struttura e l'operatività di due organizzazioni criminali distinte ma federate sotto l'egida dei Mazzarella. Al vertice di tutto, secondo gli inquirenti, ci sarebbe stato il boss Michele Mazzarella, soprannominato "'o fenomeno'". Nonostante fosse detenuto nel carcere di Siracusa, avrebbe continuato a impartire ordini e a gestire gli affari illeciti.
Il primo gruppo, con base a Somma Vesuviana e riconducibile a Rosario De Bernardo, si sarebbe occupato principalmente del narcotraffico. Gestiva diverse piazze di spaccio, tra cui quella nevralgica nel Parco Fiordaliso di via San Sossio, distribuendo cocaina, crack, hashish e marijuana.
L'organizzazione si era affermata a tal punto da creare una "alleanza delle piazze", costringendo i pusher della zona a rifornirsi esclusivamente dal clan o a pagare una tangente per poter operare in "tranquillità".
Il secondo gruppo, attivo a Sant'Anastasia e capeggiato da Raffaele Anastasio, era invece specializzato nelle estorsioni. Nel mirino finivano imprenditori e commercianti locali, con richieste di pizzo finalizzate a finanziare le attività del clan e a sostenere economicamente le famiglie dei detenuti.
Tra le vittime figurano società attive nel settore delle energie rinnovabili, dell'autonoleggio e dei servizi funebri. Il blitz dello scorso maggio ha inferto un duro colpo a questa rete criminale, smantellando un sistema che per anni ha esercitato un controllo capillare sul territorio vesuviano.
Con Michele Mazzarella a processo ci sono tra gli altri Salvatore Di Caprio, Salvatore Giannetti e Fabio Annunziata. E ancora Clemente Correale, Rosario De Bernardo e Carmela Miranda, i quali avrebbero gestito le piazze di spaccio.