

Stasera la Mensa Sociale della Società di San Vincenzo de Paoli
Napoli – In una città che pulsa di contrasti, tra il glamour dei vicoli affollati e le ombre della marginalità, emerge un gesto che restituisce dignità al quotidiano: la solidarietà che si serve a tavola.
Oggi giovedì 6 novembre 2025, alle ore 20.00, la Mensa Sociale della Società di San Vincenzo de Paoli in Via Santa Sofia – un'antica chiesa riconvertita in baluardo di fraternità – ospiterà la seconda edizione di "Napoli in… mensa 2.0". Non una semplice cena di beneficenza, ma un rito collettivo che invita la Napoli bene a condividere il pane con chi lo riceve ogni giorno come salvezza.
Per soli 40 euro, un posto a tavola non è solo un'esperienza enogastronomica di alto livello, ma un contributo concreto al sostentamento di centinaia di famiglie in difficoltà, in un contesto dove la povertà urbana colpisce oltre il 25% della popolazione secondo i dati Istat più recenti.Protagonista indiscusso della serata è lo chef Marcello Molettieri, figura carismatica della scena culinaria partenopea, noto per la sua passione etica quanto per la maestria in cucina.
Ex concorrente di talent televisivi e artefice di menu che celebrano il territorio, Molettieri non cucinerà solo piatti, ma narrerà storie: quelle di chi, ai margini della metropoli, trova in questa mensa non solo un pasto caldo, ma un ascolto autentico e una rete di supporto. "La cucina è cura – spiega lo chef in un'anticipazione esclusiva – e stasera Napoli lo ricorderà sedendosi fianco a fianco con i suoi 'invisibili', trasformando il cibo in ponte tra mondi lontani".
L'evento, organizzato dalla delegazione napoletana di San Vincenzo de Paoli – associazione cattolica attiva dal 1833 nella lotta alla povertà, con una rete di oltre 800 mense in Italia – si annuncia come un viaggio multisensoriale. La location, un ex luogo di culto ora dedicato alla "venerazione della fraternità", verrà addobbata con tovaglie di lino, candele tremolanti e un'atmosfera intima che evoca le cene di un tempo, lontana dal caos urbano.
Accompagnata da momenti di divulgazione sul valore terapeutico del cibo – con interventi di esperti su come l'alimentazione rafforzi legami sociali e salute mentale – e da un sottofondo musicale dal vivo che mescola tarantelle e jazz partenopeo, la serata intreccerà sapori e testimonianze. Saranno proiettate brevi video-storie di beneficiari della mensa: madri single che recuperano speranza, anziani soli che riscoprono il gusto della comunità, giovani in transizione che qui trovano il primo passo verso l'autonomia.
Il menu, un omaggio alla tradizione napoletana rivisitata con tocchi contemporanei, si aprirà con un aperitivo dedicato all'oro liquido del Sud: un assaggio di tre oli extravergini – fruttato delicato, medio e intenso – per esplorare come questo elemento vitale strutturi l'anima di un piatto. "L'olio non è solo condimento – illustra Molettieri – è memoria di uliveti secolari e sudore di chi lavora la terra".
Seguirà l'antipasto, un crostino di farro croccante sormontato da burro fuso e acciughe dissalate, preludio a una trilogia del mare che celebra le alici: dorate in pastella leggera, fritte con un velo di semola e gratinate al limone di Sorrento, un'esplosione di freschezza che evoca i mercati rionali all'alba.
Al centro del banchetto, un risotto cremoso alla zucca di Castel S. Giorgio con gamberi rossi del Golfo, dove la dolcezza autunnale della verdura incontra la sapidità marina in un equilibrio perfetto, simbolo di unione tra terra e acqua come metafora della Napoli multietnica. Il clou? Il baccalà in cassuola, piatto popolare elevato a poesia: stoccafisso norvegese cotto lentamente in un sugo di pomodoro San Marzano, olive e capperi, denso di aromi che riportano alle nonne dei Quartieri Spagnoli.
A sigillare la serata, il tocco familiare: un dolce artigianale ideato da Barbara Molettieri, sorella e complice dello chef – una sfogliatella rivisitata con crema al limone e noci del Vesuvio – seguito da un cioccolatino artigianale filato con un goccio di olio evo Silva, marchio campano di eccellenza olearia.
Ma "Napoli in… mensa 2.0" va oltre il palato: è un invito a riflettere su una città che, nonostante le cronache di degrado, resiste con la sua proverbiale generosità. La prima edizione, lo scorso anno, ha raccolto fondi per oltre 5.000 pasti extra, dimostrando come un gesto piccolo possa innescare una catena virtuosa.
"In un'epoca di solitudine digitale – commenta Giuseppe Maienza, referente dell'evento (contattabile al 339 8301116 per info e prenotazioni) – questa tavola ricorda che il vero lusso è condividere". Posti limitati, biglietti in prevendita: per partecipare, basta un telefono o una mail alla segreteria della mensa.In fondo, Napoli ha sempre saputo trasformare la carità in arte: da Pulcinella che divide l'ultimo tozzo a oggi, dove un risotto diventa pretesto per tendere una mano. Giovedì sera, in Via Santa Sofia, la città non mangerà solo, ma ricucirà. E in quel gesto, ritroverà se stessa.