La movida di Largo san Giovanni Maggiore
Napoli - Il Tar Campania ha respinto il ricorso cautelare presentato da otto esercenti della zona, confermando la piena validità dell’ordinanza firmata dal sindaco Gaetano Manfredi il 4 novembre.
Una decisione che, pur non chiudendo il contenzioso, segna un passaggio cruciale in una vicenda diventata negli ultimi mesi un caso politico e sociale.
Il provvedimento, valido per due mesi e applicato nell’area compresa tra piazza del Gesù, via Domenico Capitelli, vico Quercia, via Nina Moscati e vico Cisterna dell’Olio, punta a ridurre il caos notturno e a restituire tranquillità ai residenti, da tempo in trincea contro rumori, assembramenti e vendita incontrollata di alcolici.
La misura cardine è il divieto di vendita e somministrazione per asporto di bevande alcoliche e analcoliche dalle ore 22 alle 6. A questo si aggiunge una stretta sugli orari di chiusura delle attività commerciali:
0.30 dalla domenica al giovedì,
1.30 nei weekend,
con una tolleranza di trenta minuti per la sistemazione degli spazi esterni.
Il Comune ha difeso la scelta come un tentativo di ricercare un equilibrio tra diritto alla socialità e necessità di garantire il riposo notturno, annunciando nel frattempo un incremento dei controlli e un monitoraggio acustico continuo nelle zone più critiche.
Nel respingere il ricorso cautelare, il Tar ha sottolineato come il danno lamentato dagli operatori sia di natura essenzialmente patrimoniale, legato alla «prospettata mera riduzione degli introiti nel periodo prenatalizio».
Un pregiudizio economico, secondo i giudici, non costituisce un elemento sufficiente per riconoscere «estrema gravità e urgenza» tali da giustificare la sospensione immediata dell’ordinanza.
La questione sarà comunque riesaminata in sede collegiale nella camera di consiglio già fissata per il 16 dicembre, data che potrebbe cambiare gli equilibri del contenzioso.
Se la giustizia amministrativa dà per ora ragione al Comune, resta alta la tensione con i commercianti, che giudicano la stretta sproporzionata e dannosa. Confesercenti Napoli e Campania è stata tra le voci più critiche.
Il presidente Vincenzo Schiavo ha definito l’ordinanza «sbagliata e penalizzante», denunciando le forti ripercussioni economiche per bar, pub e locali già provati da anni di crisi. «Le misure sull’ordine pubblico non possono ricadere sulle spalle degli imprenditori», ha attaccato Schiavo, chiedendo al Comune di sospendere la misura e avviare un confronto più ampio con le categorie.
Fra le proposte alternative avanzate da Confesercenti c’è l’idea di decentrare parte della movida, sviluppando nuove aree di intrattenimento notturno al Porto o al Centro Direzionale, così da alleggerire la pressione sulle strade strette e altamente residenziali del Centro Storico.
La decisione del Tar non chiude una vicenda che resta complessa e divisiva. Da un lato i residenti chiedono da anni interventi incisivi contro il caos notturno, dall’altro gli operatori economici temono che limitazioni così rigide possano segnare un punto di non ritorno per il tessuto commerciale del Centro Storico.
Il voto del Tar offre al Comune una prima legittimazione, ma il dibattito resta aperto. E il 16 dicembre, quando il tribunale tornerà a esaminare la questione, potrebbe arrivare una nuova pagina di una storia che continua a infiammare politica, commercianti e cittadini.