AGGIORNAMENTO : 20 Novembre 2025 - 00:10
11.1 C
Napoli
AGGIORNAMENTO : 20 Novembre 2025 - 00:10
11.1 C
Napoli

Maxi-processo alla holding della droga del clan Amato-Pagano: 250 anni di carcere

Raffica di condanne ma niente stangata per 29 imputati, due assoluzioni e pene molto più basse delle richieste della Procura. L’inchiesta dei carabinieri aveva svelato due organizzazioni attive nell’area Nord di Napoli, un’unica centrale di approvvigionamento in Spagna e un sofisticato sistema di riciclaggio con colletti bianchi cinesi.
Ascolta questo articolo ora...
Caricamento in corso...

Napoli - Raffica di condanne, ma senza la “stangata” auspicata dall’accusa, nel processo alla holding della droga che, all’ombra del clan Amato-Pagano, aveva invaso di stupefacenti l’area Nord di Napoli. Il giudice per le indagini preliminari Ivana Salvatore ha chiuso ieri mattina il primo grado con rito abbreviato: 29 condanne e due assoluzioni, per un totale di quasi 250 anni di reclusione.

Un verdetto importante ma che, in molti casi, si discosta sensibilmente dalle richieste formulate dalla Procura nel corso della requisitoria.

Per la gran parte degli imputati, infatti, le pene inflitte sono risultate più basse rispetto a quanto domandato dai pubblici ministeri, a testimonianza di un bilanciamento operato dal giudice fra la gravità del quadro accusatorio e gli sconti derivanti dal rito abbreviato e dalle singole posizioni processuali.

Alla sbarra, secondo l’impianto accusatorio, la “holding” del narcotraffico che, sotto la protezione degli “Scissionisti” di Secondigliano, avrebbe garantito un flusso costante di droga nei comuni dell’hinterland settentrionale di Napoli.

L’indagine, coordinata dalla Dda e condotta dai carabinieri, era sfociata in un maxi-blitz con 33 arresti, che aveva consentito di decapitare due distinte organizzazioni dedite al traffico di stupefacenti. Strutture autonome sul piano operativo, ma accomunate – secondo gli inquirenti – dallo stesso canale di approvvigionamento internazionale.

Il cuore dell’inchiesta porta in Spagna, dove sarebbe stato localizzato il polo di comando per l’importazione della droga, gestito dal gruppo riconducibile a Simone Bartiromo. Da lì, secondo gli investigatori, partivano i carichi destinati alle piazze di spaccio dell’area Nord, presidiate dagli uomini legati al clan Amato-Pagano, storici antagonisti dei Di Lauro nella faida di Scampia.

Le attività tecniche, le intercettazioni e i pedinamenti avevano inoltre fatto emergere un ulteriore tassello della presunta organizzazione criminale: una struttura centralizzata per garantire assistenza legale immediata ai sodali arrestati in flagranza di reato, con difese coordinate e avvocati di riferimento messi a disposizione dal gruppo.

In parallelo, l’indagine aveva svelato anche un sofisticato sistema di riciclaggio dei proventi del narcotraffico, realizzato attraverso la collaborazione di operatori cinesi, incaricati di far “girare” il denaro e di ripulirlo in cambio di una commissione del 2,4 per cento sulle somme movimentate.

Nel capo d’imputazione, per alcuni degli imputati, compare anche la contestazione della disponibilità di armi, considerate dagli inquirenti parte integrante dell’arsenale del clan degli Scissionisti, a garanzia del controllo del territorio e della difesa dei traffici illeciti.

Il dispositivo letto in aula dal gip Salvatore è stato accolto con soddisfazione dal nutrito collegio difensivo, che in molti casi ha ottenuto una significativa riduzione delle pene rispetto alle richieste del pubblico ministero.

Le motivazioni della sentenza, che chiariranno in dettaglio la valutazione del giudice su ogni singola posizione e sugli elementi raccolti nel corso dell’indagine, saranno depositate entro novanta giorni.

Potrebbe interessarti

Leggi di più suCronaca Giudiziaria
Solo allora si potrà comprendere appieno il bilanciamento operato tra le contestazioni mosse dalla Direzione distrettuale antimafia e la ricostruzione accolta dal gip, in vista dell’eventuale battaglia di appello che si annuncia già ora particolarmente combattuta.

Elenco delle condanne (dalla più alta alla più bassa)

  1. Antonio Marrone – 15 anni e 5 mesi

  2. Salvatore Mari – 14 anni

  3. Raffaele Marrone – 14 anni e 7 mesi

  4. Luigi Diano – 13 anni e 4 mesi

  5. Francesco Tessitore – 11 anni

  6. Giuliano Tessitore – 11 anni

  7. Domenico Stefanelli – 10 anni

  8. Pasquale Diglio – 10 anni e 1 mese

  9. Raffaele Maisto – 8 anni e 11 mesi (richiesti 14 anni)

  10. Carlo Troncone – 6 anni e 10 mesi

  11. Vincenzo Mangiapili – 8 anni e 2 mesi

  12. Enrico Bocchetti – 8 anni (richiesti 18 anni)

  13. Domenico Guerra – 8 anni (richiesti 18 anni)

  14. Emanuele Cicalese – 7 anni e 6 mesi (richiesti 18 anni e 4 mesi)

  15. Salvatore D’Aria – 7 anni e 6 mesi

  16. Arturo Vastarelli – 7 anni e 8 mesi

  17. Luigi Ascione – 7 anni e 4 mesi

  18. Carlone Calzone – 7 anni e 4 mesi

  19. Massimo Dannier – 7 anni e 4 mesi

  20. Maurizio Errichelli – 7 anni e 4 mesi

  21. Antonio Pandolfi – 7 anni e 4 mesi

  22. Francesco Fiengo – 6 anni e 8 mesi (richiesti 18 anni)

  23. Gennaro Diano – 6 anni e 8 mesi

  24. Gaetano Pezzella – 6 anni e 8 mesi

  25. Patrizio Pone – 6 anni e 8 mesi

  26. Vincenzo Sinacra – 6 anni e 8 mesi

  27. Nicola Di Casola – 4 anni e 6 mesi

  28. Massimo D’Onofrio – 4 anni e 4 mesi

  29. Salvatore Sansone – 4 anni e 4 mesi (richiesti 16 anni)

Assolti:

  • Salvatore Ruocco

  • Mirko Russo

(nella foto da sinistra in alto Enrico Bocchetti, Luigi Diano, Raffaele Maisto, Salvatore Mari, Arturo Vastarelli e Antonio Pandolfi; in basso sempre da sinistra Maurizio Errichelli, Gaetano Pezzella, Antonio Marrone, Carlo Calzone,  Carlo Troncone ed Emanuele Cicalese)

Articolo pubblicato il 20 Novembre 2025 - 00:10 - Giuseppe Del Gaudio

Primo piano

Notizie del giorno

PODCAST
Ultimi episodi
Stalker minacciava e controllava l’ex con uno spyware: condannato a Napoli
Stalker minacciava e controllava l’ex con uno spyware: condannato a Napoli
👉 Leggi l'articolo
0:00 0:00
Vol
Ad is loading...