Napoli– Non c’è spazio per gli spettatori passivi nella società civile, né tantomeno per una carità di facciata che serve solo a tacitare i sensi di colpa. È un richiamo potente, quasi un appello alla resistenza morale, quello che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha lanciato da Napoli in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Accademico della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale.
Dialogando a distanza con le parole dell'arcivescovo metropolita, don Mimmo Battaglia, il Capo dello Stato ha tracciato una linea netta tra il semplice assistenzialismo e il vero impegno civico, ancorando il concetto di giustizia ai pilastri della Costituzione.
La solidarietà non è un lavacro per la coscienza
Il cuore dell'intervento presidenziale ha toccato uno dei temi più sensibili per il Mezzogiorno e per il tessuto sociale del Paese: il significato reale della solidarietà. Mattarella ha smontato la retorica delle buone azioni fini a se stesse: «La solidarietà non si risolva nel lavarsi la coscienza», ha ammonito il Presidente.
Per il Capo dello Stato, iniziative pur lodevoli e utili rischiano di perdere ogni valore «se si trasformano in alibi». La vera solidarietà, ha spiegato, è «dono di sé, condivisione, impegno e partecipazione». È un approdo necessario affinché i concetti di legalità e aiuto reciproco diventino giustizia concreta, quella che «non concede scampo perché è un banco di prova».
La Costituzione come "religione civile"
Riprendendo un passaggio della prolusione del cardinale Battaglia, Mattarella ha elevato il discorso su un piano istituzionale e costituzionale.Potrebbe interessarti
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«Non possiamo sentirci neutrali, non è ammesso di fronte all'ingiustizia», ha scandito il Presidente. Un dovere che non nasce solo da un imperativo morale, ma dalle radici stesse della Repubblica: «Ce lo chiede anche la religione civile che è la nostra Costituzione». Un invito rivolto soprattutto agli studenti, esortati a essere «più liberi, veri, esposti e pienamente portatori di speranza».
Contro il cinismo del "è sempre andata così"
Mattarella ha voluto anche scardinare uno dei luoghi comuni più dannosi e radicati nella narrazione pubblica: il cinismo rassegnato di chi crede che la corruzione e il malaffare siano la norma immutabile della storia.
Commentando le «definizioni taglienti di una falsa morale sociale» esposte da Battaglia, che spesso si rifugia nell'affermazione assolutoria "è sempre avvenuto così", il Presidente ha ribaltato la prospettiva. «Non è vero che è sempre avvenuto così», ha affermato con decisione. Sebbene la contrapposizione tra comportamenti fraudolenti e virtuosi sia eterna, Mattarella si è detto convinto che «i comportamenti di piena correttezza e di generosa e autentica solidarietà siano di gran lunga più numerosi».
Un messaggio di fiducia che da Napoli rimbalza in tutto il Paese: la "falsa morale" non deve oscurare l'impegno silenzioso di chi, ogni giorno, costruisce una società più giusta.





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