

Nella foto da sinistra Raffaele Abbinante, il figlio Francesco e Vincenzo Pariante
Un verdetto che ribalta vent’anni di processi e riscrive un capitolo centrale della storia criminale di Napoli. La terza sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli ha assolto Raffaele Abbinante, il figlio Francesco Abbinante e Vincenzo Pariante, cancellando le condanne all’ergastolo inflitte nei precedenti gradi di giudizio.
I tre erano accusati di aver partecipato all’organizzazione del duplice omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno, avvenuto nell’autunno 2004: l’episodio che segnò l’inizio della faida di Scampia, un conflitto armato che in pochi mesi lasciò decine di morti sull’asfalto, tra cui molte vittime innocenti.
La sentenza, definita dagli stessi magistrati “un colpo di scena clamoroso”, arriva dopo due annullamenti con rinvio disposti dalla Corte di Cassazione e rappresenta il terzo pronunciamento sullo stesso impianto accusatorio.
A far vacillare l’impianto probatorio – secondo i giudici – sono state soprattutto le incongruenze nei racconti dei collaboratori di giustizia, più volte segnalate dagli avvocati difensori, Claudio Davino e Antonella Genovino.
In primo grado e in appello, Abbinante padre, il figlio e Pariante erano stati condannati all’ergastolo. La Cassazione però annullò la sentenza, ordinando un nuovo processo. La Corte d’Assise d’Appello confermò comunque i tre ergastoli, costringendo i difensori a un nuovo ricorso.
La Suprema Corte accolse nuovamente le loro argomentazioni, disponendo un ulteriore rinvio: ed è in questo terzo passaggio che è arrivata l’assoluzione piena.
Il duplice omicidio di Montanino – braccio destro di Cosimo Di Lauro – e di suo zio Salierno segnò la frattura irreversibile tra i Di Lauro e gli Scissionisti, scatenando una guerra senza precedenti per ferocia, durata mesi, con oltre sessanta morti in una manciata di settimane.
Nel 2019 era passato in giudicato il processo ai capi della Scissione, che invece vennero condannati definitivamente:
Cesare Pagano
Carmine Pagano
Arcangelo Abete
Antonio Della Corte
Angelo Marino
Gennaro Marino
Ciro Mauriello
Enzo Notturno
Condannati a 21 anni:
Rito Calzone
Roberto Manganiello
Francesco Barone
Ferdinando Emolo (unico imputato del clan Di Lauro)
Per Emolo la condanna riguardava porto d’armi e spari in luogo pubblico con aggravante mafiosa, in un clima di terrore che i Di Lauro imposero alle Case Celesti dopo il duplice omicidio.
Sempre nel 2019, Raffaele Amato, detto “’a vecchiarella”, storico capo degli Scissionisti, vide cadere l’ergastolo, sostituito da una pena a 20 anni.
Determinante – per ricostruire la genesi dell’omicidio – il racconto di numerosi collaboratori di giustizia. Tra loro, Luigi Secondo, che spiegò come Arcangelo Abete e Gennaro Marino spingessero per l’eliminazione di Montanino:"Uccidendolo – riferì il pentito – ritenevano che Paolo Di Lauro, allora latitante, sarebbe tornato a prendere il comando".
In realtà, l’omicidio aprì una stagione di sangue che avrebbe travolto l’intero quartiere.
Cesare Pagano
Carmine Pagano
Arcangelo Abete
Antonio Della Corte
Angelo Marino
Gennaro Marino
Ciro Mauriello
Enzo Notturno
20 ANNI
Raffaele Amato (“’a vecchiarella”)
21 ANNI
Rito Calzone
Roberto Manganiello
Francesco Barone
Ferdinando Emolo
Assolti (2025)
Raffaele Abbinante
Francesco Abbinante
Vincenzo Pariante
Il duplice omicidio Montanino–Salierno è unanimemente considerato l’atto fondativo della faida di Scampia, la guerra di camorra più cruenta degli ultimi decenni a Napoli. Una guerra che ha lasciato centinaia di morti, tra cui donne e ragazzi estranei al contesto criminale, e che ha cambiato per sempre la geografia del potere camorristico nell’area nord della città.