

Pesca illegale dei datteri di mare
All’udienza del 17 novembre, nel processo in corso davanti al Tribunale di Torre Annunziata contro sei imputati accusati di aver gestito per anni la filiera criminale dei datteri di mare, la Procura ha chiuso la requisitoria con richieste di condanna pesantissime.
Si tratta del procedimento che, dal dicembre 2021 a oggi, ha impegnato il collegio per 36 udienze, nel tentativo di ricostruire la rete che avrebbe devastato un tratto pregiato della Penisola Sorrentina pur di alimentare il mercato illegale del mollusco più distruttivo del Mediterraneo.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, al vertice dell’organizzazione c’era un capo promotore e organizzatore, per il quale il pm ha chiesto 10 anni e 10 mesi di reclusione per associazione per delinquere con aggravante ambientale, disastro ambientale, ricettazione dei datteri di mare e commercio di sostanze alimentari nocive.
Per altri quattro imputati, considerati le “squadre operative” dei datterari, è stata chiesta una condanna a 9 anni e 2 mesi ciascuno. Avrebbero avuto il compito di frantumare meccanicamente le rocce, estirpando i datteri e danneggiando irreversibilmente l’habitat marino.
Cinque anni, invece, è la richiesta nei confronti dell’“intermediario” che – secondo l’accusa – curava i rapporti commerciali tra i pescatori illegali e gli acquirenti della Puglia, garantendo il flusso costante di merce di provenienza illecita.
Il processo odierno è solo l’ultimo filone di una maxi-inchiesta avviata nel 2016.
Già nel 2022, dodici membri della stessa organizzazione erano stati condannati a 6 anni ciascuno in abbreviato. Successivamente, in appello, hanno ottenuto una rideterminazione della pena tramite il concordato, formalizzata il 23 maggio 2025.
Un altro affiliato era stato condannato il 28 settembre 2023 a 2 anni e 20 giorni: il suo processo è attualmente in secondo grado.
Altri due imputati, con ruoli di intermediari e acquirenti abituali, avevano scelto il patteggiamento (2 anni e 4 mesi) nel 2022.
Le indagini della Procura avrebbero accertato l’esistenza di una vera e propria organizzazione criminale composta da 21 persone, operativa dal luglio 2016 tra Castellammare di Stabia, Vico Equense, Sorrento, Meta, Piano di Sorrento e Massa Lubrense.
Un gruppo strutturato, con ruoli e turnazioni, mezzi dedicati, pescatori specializzati e una rete commerciale ramificata. Il business era duplice:
datteri di mare (lithophaga lithophaga), la cui raccolta, detenzione e vendita sono vietate dal 1998;
vongole veraci di Rovigliano, contaminate da idrocarburi e metalli pesanti perché pescate nella zona proibita alla foce del Sarno, altamente inquinata e pericolosa per la salute pubblica.
Il quadro tracciato dagli esperti di zoologia, ecologia e geologia che hanno affiancato la Procura è drammatico.
Tra il luglio 2016 e il novembre 2020, l’azione dei datterari avrebbe provocato un disastro ambientale in oltre sei chilometri di costa: Capo di Sorrento, Banco di Santa Croce, Punta Scutolo, Punta Campanella, La Solara, Le Mortelle, Vervece, Scoglio dell’Isca e altri siti protetti dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella e della ZTB del Banco di Santa Croce.
Le rocce calcaree sono state frantumate con martelli a doppia punta per estrarre i molluschi. Il risultato:
distruzione totale degli organismi bentonici fino a 10-15 metri di profondità;
alterazioni irreversibili dell’ecosistema marino, con desertificazione di aree ad alta biodiversità;
perdita permanente del bene geologico, con morte di milioni di organismi e micro-organismi;
habitat protetto compromesso, in violazione della Direttiva Habitat e della Rete Natura 2000.
Le quantità sequestrate
Durante le indagini sono state sequestrate quantità impressionanti di prodotto illegale:
2.508,9 kg di datteri di mare;
675 kg di vongole veraci contaminate.
Il Tribunale ha rinviato il procedimento al 22 dicembre 2025, giorno in cui parleranno i difensori e sarà pronunciata la sentenza attesa da anni. Un epilogo che potrebbe chiudere uno dei capitoli più gravi della devastazione ambientale nel Mediterraneo.